Mons. Tomasi: Santa Sede impegnata a combattere la tortura in difesa dei diritti della
persona
La Santa Sede è impegnata a combattere la tortura “con l’intenzione primaria di difendere
i diritti inviolabili della persona umana”. E’ quanto ribadito da mons. Silvano Maria
Tomasi, intervenuto stamani a Ginevra al 52.mo Comitato Onu sulla Convenzione contro
la tortura (CAT). Il presule ha tenuto a sottolineare che la Convezione si applica
allo Stato della Città del Vaticano ed ha ribadito che è, dunque, fuorviante pensare
che la Santa Sede abbia giurisdizione su ogni membro della Chiesa Cattolica. Il servizio
di Alessandro Gisotti:
La Santa Sede
“considera la Convenzione contro la tortura” uno strumento “valido” per “combattere
atti che costituiscono una grave offesa alla dignità umana”. Mons. Silvano Maria Tomasi
ha esordito così, ribadendo quanto la delegazione - da lui guidata - apprezzi la Convenzione,
alla quale lo Stato vaticano ha aderito nel 2002. Quindi, ha messo in guardia da interpretazioni
sbagliate sul raggio d’azione di questo strumento. Riferendosi alla Dichiarazione
interpretativa fornita al momento dell’adesione, l’osservatore permanente della
Santa Sede all’Onu di Ginevra ha evidenziato che la Convenzione si applica allo Stato
della Città del Vaticano, quindi le affermazioni colloquiali che identificano la Santa
Sede con la Chiesa sono “fuorvianti”. Va sottolineato, ha detto il presule, che la
Santa Sede “non ha giurisdizione” su “ogni membro della Chiesa cattolica”. E dunque
“le persone che vivono in un particolare Paese sono sottoposte alla giurisdizione
delle legittime autorità di quel Paese”.
“Le autorità statali – ha proseguito
– sono obbligate a proteggere e, quando necessario, perseguire le persone sotto la
loro giurisdizione”. La Santa Sede, ha osservato, “esercita la stessa autorità su
quanti vivono nella Città dello Stato Vaticano in accordo alle proprie leggi”. La
Santa Sede – “rispettando i principi di autonomia e sovranità degli Stati” – insiste
che l’autorità statale che “ha la legittima competenza agisce come soggetto responsabile
della giustizia, riguardo ai crimini e agli abusi commessi da persone sotto la propria
giurisdizione”. Ogni individuo, “a prescindere dall’affiliazione ad una istituzione
cattolica”, ha detto ancora, “è soggetto all’autorità particolare dello Stato”.
La
Santa Sede, ha aggiunto, auspica che “nell’applicazione della Convenzione a tutte
le nuove appropriate situazioni”, queste rimangano “nell’ambito della specifica area”
della medesima Convenzione. E questo, viene rilevato, perché “l’introduzione di altri
temi di cui la Convenzione non tratta” riduce “l’obiettivo originale della Convenzione”
e “mette a rischio le situazioni di coloro che sono abusati e torturati”. Di qui il
pericolo, ha rilevato mons. Tomasi, che il lavoro del Comitato non solo sia “inefficace,
ma perfino controproducente”. L’arcivescovo Tomasi non ha, quindi, mancato di rammentare
le numerose prese di posizione, ai più alti livelli, da parte della Chiesa contro
la tortura e in particolare attraverso il Magistero dei Pontefici nel Secondo dopoguerra.
La Santa Sede, ha affermato, ha promosso e continuerà a promuovere a “livello globale
i valori e i diritti umani” che sono “necessari per relazioni amichevoli tra i popoli
e la pace nel mondo”.