2014-05-05 18:46:53

Ipotesi Daspo a vita per i tifosi violenti. Il presidente Napolitano: non trattare con i facinorosi


Il governo pensa al Daspo a vita per i tifosi violenti. Lo ha detto il ministro dell’Interno Alfano e lo ha confermato quello della Giustizia Orlando. E si è saputo che il tifoso della Roma che sabato ha sparato non era solo ma assieme ad altre persone. In tarda serata è intervenuto il presidente Napolitano che ha detto: "Il ministro dell'Interno ha detto che non bisogna trattare con i facinorosi. Vero, deve essere anche vero per le societa' e i loro presidenti che devono rompere" con chi guida certi aggregati spesso nell'illegalità. Alessandro Guarasci:RealAudioMP3

Potrebbe arrivare il Daspo a vita, ovvero il divieto di entrare negli stadi, per i tifosi violenti. L’ipotesi è stata lanciata per primo dal ministro dell’Interno Alfano, che assicura anche massimo sostegno alla polizia. Il ministro della Giustizia Orlando ha precisato che anche il suo ministero è interessato: "Non c'è solo un tema di vigilanza negli stadi ma anche il lavoro della magistratura interessata ai rapporti tra alcune tifoserie e frange della criminalità organizzata". Intanto gli investigatori cercano di capire meglio che cosa è successo sabato pomeriggio in occasione della finale di Napoli-Fiorentina nella capitale. Daniele De Santis, il tifoso romanista che ha sparato, non era solo ma in compagnia di altre tre persone. Un sostenitore del Napoli ha visto uomini che indossavano caschi integrali di colore nero. Ed è in condizioni critiche ma stabili Ciro Esposito, il ragazzo napoletano ferito in modo più grave da De Santis. E’ accusato di rissa ed è piantonato in ospedale.
Gli incidenti che hanno preceduto la partita, la sparatoria, il ferimento a colpi di pistola di altri due tifosi in modo leggero restano al centro del dibattito dell’opinione pubblica italiana e straniera. Sulla vicenda, Luca Collodi ha chiesto l'opinione di don Tonino Palmese, vicario episcopale dell’arcidiocesi di Napoli:RealAudioMP3

R. – Credo ci siano alcuni elementi che vanno a comporre una miscela esplosiva. Un primo elemento è quello della disattenzione verso gli stessi spettatori. Sarebbe stato opportuno annunciare a voce alta, mettendoci la faccia dell’istituzione di turno, cosa era accaduto veramente e cioè non uno scontro tra tifoserie, ma uno scontro tra criminali, probabilmente, o uno scontro tra qualche criminale e un tifoso. Secondo: quale Coppa Italia? Di quale Italia parliamo? Di fronte a un’Italia che tratta con il criminale di turno, alla presenza del presidente della Camera e del Senato, del governo, penso sia meglio parlare di un’altra Repubblica.

D. – C’è stata la paura di annullare la partita?

R. – Non so quale sarebbe stato il danno maggiore o il bene minore. Credo che qualunque soluzione sia stata condizionata fortemente da questi elementi. Io insegno Pedagogia e quando mi confronto con il capitolo del gioco, certamente non ritengo di inserire l’attuale calcio italiano, l’attuale calcio che si vive nel mondo, che ha poco a che vedere con il gioco. Si parla di un’altra cosa: di un’industria, di un business. E come in tutte le industrie e in tutti i business la criminalità organizzata – e non mi riferisco solo a Napoli, ma a tutto il mondo – può metterci la mano, facendo il suo business.

D. – Don Palmese, la crisi della società italiana sta entrando anche negli Stadi italiani?

R. – Non vorrei esasperare i toni, ma credo che la crisi, che è sotto i nostri occhi, sia anche nella sproporzione che c’è tra quello che dovrebbe accadere nello stadio con quegli 11 giovanotti – che sono sostenuti, accompagnati e pagati in maniera veramente sproporzionata – e la meritocrazia. Non vorrei fare la solita polemica, ma è chiaro che quello che accade fuori sia lo specchio di quello che è dentro. Io credo sia anche questa un’esasperazione. Applaudire chi guadagna senza faticare mi sembra veramente una grande contraddizione. Mi scuso con tutti i tifosi, che ascolteranno con disagio queste parole.

D. – Secondo lei, c’è stata trattativa tra Stato e ultras?
R. – Sono molto arrabbiato. Non riesco a capire perché si continui a dire che non c’è stata trattativa. Quando un giocatore va a parlare con un noto criminale, cosa significa? Dialogo interconfessionale o trattare qualcosa? E allora non la vogliamo chiamare trattativa? Hanno trattato la partita! Forse in italiano è la stessa cosa. Che tristezza pensare che ci sia un Papa che esalta l’importanza del gioco e poi ci sia una disattenzione verso le tante persone che vanno lì per divertirsi e trascorrere una bella serata. E’ l’ennesima dimostrazione che questi criminali non hanno nulla a che vedere né con la civiltà né con la fede. Magari si mettono anche la coroncina al collo... Ne ho visti tanti nella mia vita. Penso a quei boss che sono pieni di Madonne nei loro covi.







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