Torna la Marcia per la vita per difendere i diritti dei più deboli
Circa 40 mila i partecipanti alla quarta edizione della Marcia nazionale per la vita,
promossa a Roma questa mattina da una cinquantina di organizzazioni pro-life. Papa
Francesco li ha salutati al termine del Regina Coeli, rivolgendo loro “tanti auguri”
e incoraggiandoli ad andare avanti e ad impegnarsi per la tutela e la promozione della
vita. Ascoltiamo le voci di alcuni partecipanti alla grande mobilitazione, raccolte
per noi da Antonella Pilia:
R. - Ci sentiamo
proprio parte del popolo della vita di cui parlava Giovanni Paolo II per costruire
una civiltà dell’amore a partire dalla famiglia, trasmettendo questo valore anche
ai nostri figli che respirano questa gioia di vivere, questo amore per la vita.
R.
- Non mi piace quello che accade oggi: la vita dei bambini viene buttata via senza
pensarci solo perché all’inizio rappresentano un problema. Se ci si pensasse un po’
di più ci si renderebbe conto che un bambino è sempre un bellissimo regalo.
R.
- Con l’aborto ogni anno in Italia muoiono tantissimi bambini. Il diritto alla vita
è il primo di tutti i diritti e dunque è indispensabile lottare per difendere l’innocente.
R.
- Noi cerchiamo di dar voce a chi non ce l’ha: a tutti quei bambini non nati, ma soprattutto
in tutte quelle situazioni di vita agli ultimi stadi che molto spesso non sono considerate.
Dunque, per noi è estremamente importante dare voce a chi non ha voce e sostenere
chi ha la necessità di essere accompagnato.
D. - È molto importante marciare
per la vita?
R. - Sì, io penso di si perché è fondamentale riconoscere la dignità
della vita dal concepimento alla morte naturale, cosa che oggi non avviene. Io, in
particolare, appartengo all'associazione “La Vigna di Rachele”: aiutiamo le persone
dopo l’aborto e vediamo come queste persone ferite dopo l’aborto vengano lasciate
sole, senza accompagnamento, quasi come se non si volesse riconoscere la loro sofferenza.
R.
- Io credo che la difesa della vita vada fatta a 360 gradi, sia attraverso il riconoscimento
al diritto di nascere sia attraverso il riconoscimento del diritto ad avere una degna
sepoltura, e quindi il seppellimento dei bimbi nati morti è un diritto a pieno titolo.
R. - È vero che c’è anche un po’ una civiltà della morte con queste leggi
e con questi attacchi alla vita e alla famiglia, però c’è anche un popolo della vita
che vuole invece manifestare e stare insieme facendo vedere che c’è.