Educazione alla cittadinanza tra i percorsi formativi dell'Istituto "Pedro Arrupe"
di Palermo
Andare “verso le periferie” è un invito che Papa Francesco ha ripetuto più volte e
che può essere messo in pratica anche in contesti non lontani dalla nostra quotidianità.
Lo hanno fatto - ad esempio - i padri gesuiti dell’Istituto “Pedro Arrupe” di Palermo
e la comunità locale delle suore della Carità, dando vita a un corso di educazione
alla cittadinanza e formazione politica per i giovani del borgo di Ciaculli. Dell’
iniziativa ci parla Davide Maggiore:
Appassionarsi
di nuovo al bene comune e restituire un senso vero al termine “politica”, ripartendo
dalla comunità. È con questi obiettivi che, da dicembre del 2013, un gruppo di giovani
tra i 16 e i 22 anni – studenti, lavoratori e anche disoccupati – partecipa ai laboratori
promossi dall’Istituto Arrupe. Il corso, spiega Anna Staropoli, sociologa dell’Istituto,
segue una filosofia precisa:
“Lavorare su una leadership diffusa nei territori:
quindi i tanti leader delle tante periferie, che questa città esprime, e che con competenza,
con capacità, con passione, vivono e si spendono nei propri territori. Quindi l’Istituto
che cosa può fare per loro? Offrire degli strumenti, valorizzare le loro competenze
e - secondo una logica propria della pedagogia ignaziana - mettere al centro le persone,
i contesi, ma anche i desideri che i contesti territoriali esprimono attraverso le
comunità che li vivono”.
Ragazzi e ragazze sono quindi partiti dalla rilettura
della propria esperienza personale, per poi passare – attraverso il confronto con
esperti – all’ideazione di possibili iniziative capaci di incidere nella realtà di
Ciaculli. La forza di questa comunità, sostiene ancora Anna Staropoli, è anche quella
di essere “periferia”:
“Nelle periferie tu trovi la possibilità di laboratori
e di sperimentare delle politiche di cittadinanza attiva proprio partendo da quei
giovani che spesso si pensa siano ormai indifferenti rispetto alle realtà sociali
e che invece scopri che nelle periferie sono non solo attenti, ma si lasciano coinvolgere
per altre realtà della comunità, per migliorare la qualità della vita del proprio
quartiere”.
Su questo elemento e sulle motivazioni della scelta di Ciaculli
si sofferma anche suor Gabriella Bandini, delle suore della carità di Santa
Giovanna Anthida, che collaborano al progetto palermitano fin dall’inizio:
“Anche
qui, in Italia, ci sono delle periferie che chiedono di essere abitate, che chiedono
di essere viste e chiedono di essere amate e valorizzate. Allora, in particolare come
suore, è maturato questo desiderio di aprire un segno in una periferia italiana. E’
stata scelta la Sicilia, per tutta la sua gente e soprattutto per i giovani che desiderano
proprio un riscatto molto forte: un riscatto umano, sociale e politico”.
Ed
è prima di tutto sulle persone che gli effetti del laboratorio diventano evidenti.
A notarlo è Federica, studentessa di liceo che partecipa al corso:
“I
risultati si cominciano a vedere a partire da noi stessi: abbiamo un maggiore approccio
con le persone che sono del quartiere; cerchiamo di coinvolgerle e anche loro si sentono
maggiormente appartenenti al territorio. Questa è già una cosa fondamentale per noi,
vista la situazione di partenza. Man mano che andiamo avanti cerchiamo di fare del
nostro meglio. Noi abbiamo tanti desideri per la nostra periferia e spero che questi
desideri vengano realizzati!”.