2014-05-03 12:33:00

Festival delle religioni di Firenze


“Il futuro sta nella convivenza rispettosa delle diversità e non nell’omologazione a un pensiero unico teoricamente neutrale”: è quanto afferma il cardinale presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, Jean-Louis Tauran, nel videomessaggio trasmesso ai partecipanti alla prima edizione del Festival delle religioni promosso a Firenze dall’associazione «Luogo d’incontro» sul tema «Incontrandoci su ciò che ci divide».  “La gioia di condividere tanti valori comuni che abbiamo con i seguaci di altre religioni – sottolinea il porporato - va di pari passo con la necessità di superare i pregiudizi e di riconoscere ciò che ci separa”. Infatti, “superare i pregiudizi e condividere la gioia dell’altro è fondamentale per vivere il dialogo come testimonianza. Tale atteggiamento di rispetto ci permetterà pure di guardarci dentro per liberarci da ogni chiusura alla novità e alla verità, metterci in discussione sulla nostra adesione alla fede ed essere pronti a far scaturire in noi la disponibilità a collaborare con tutte le persone di buona volontà, in vista del bene comune”.

Al Festival è intervenuto oggi anche il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, ha detto che “proprio a partire dalle nostre differenze, anche profonde” noi possiamo incontrarci e dialogare, come “famiglia umana amata da Dio: a partire dall’amore di Dio l’altro non mi può mai restare indifferente, mai deve essere considerato ostacolo sul mio cammino”. L’arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, ha parlato dei valori familiari nell’epoca di Papa Francesco. Luca Collodi lo ha intervistato:

R. - Fra pochi giorni mi recherò alle Nazioni Unite, il 15 maggio per l’esattezza, dove si parlerà della famiglia - perché è il giorno che le Nazioni Unite dedicano alla famiglia - insieme ad un rabbino e ad un musulmano. È un tema che riguarda in maniera molto profonda le diverse religioni; potremmo dire uno di quei temi che unisce. Ovviamente non mancano le differenze, ma l’attenzione a questo tema riporta le religioni a riscoprire la loro indispensabile missione nel mondo contemporaneo. Visto il titolo che mi è stato dato da affrontare al Festival: “La famiglia al tempo di Francesco”, direi che proprio Papa Francesco appare come un pilastro del dialogo all’interno della famiglia. Lui stesso, quando era a Buenos Aires, e poi lo ha ripetuto da Papa, ha sottolineato l’importanza di una cultura dell’incontro, del dialogo. Questo è un patrimonio che per noi cattolici fa parte del Dna; è impossibile essere cattolici stando arroccati. Papa Francesco sottolinea l’importanza dell’uscire; si esce per dialogare. Ecco perché oggi le religioni sono particolarmente chiamate a tessere un rapporto di fiducia tra i popoli.

D. - Come potrà cambiare l’attenzione alla famiglia al tempo di Papa Francesco?

R. - Papa Francesco chiede di essere attenti più che all’idea di famiglia, alle famiglie concrete, ai volti, alle persone, alle situazioni liete e a quelle più problematiche o drammatiche. Ed in questo senso c’è bisogno di un cambio di paradigma, cioè la vicinanza concreta a tutte le famiglie, anzi, che le famiglie stesse sviluppino una cultura dell’incontro con le altre famiglie. Per questo, ad esempio, Papa Francesco sottolinea con vigore il rapporto tra le generazioni, dai bambini agli anziani; chiede agli anziani di guardare ai bambini, chiede ai bambini di guardare agli anziani per apprendere la sapienza che li ha accompagnati lungo i tanti anni, poi i giovani … Lo stile di vita famigliare semplice e indispensabile, le famose tre parole “permesso, grazie, scusa”; tre parole che nonni, genitori, figli, nipoti, dovrebbero apprendere a memoria e praticare quotidianamente. Papa Francesco è un pastore. E allora, se mi è permesso, tutti noi dovremmo sentire l’odore della famiglia e delle famiglie che ci sono vicine.

(Tratto dall'archivio di radiovaticana.va)








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