Afghanistan. Oltre 2000 morti in alluvioni e frane, si scava nel fango
La zona del villaggio sommersa ieri da una enorme frana nella provincia settentrionale
afghana di Badakhshan diventera' un enorme "cimitero collettivo". Lo ha annunciato
il governatore provinciale, Shah Walihullah Adeeb. Oggi le autorita' locali hanno
deciso di non proseguire le ricerche delle centinaia di corpi sepolti sotto un mare
di terra, fango e pietre. Il bilancio resta per ora di 350 morti formulato ieri dalla
Missione delle Nazioni Unite, ma secondo fonti locali sotto il fango ci sarebbero
circa 2000 vittime. Gabriella Ceraso:
E’ immane la
tragedia che si sta consumando in un lembo isolato e montuoso del nordest dell’Afghanistan.
Siamo al confine tra Tadjikistan, Cina e Pakistan, con carenza quasi totale di infrastrutture
e comunicazioni, tanto che si è scavato per ora con pochissimi mezzi oltre alle mani
nude, nonostante il presidente Karzai abbia mobilitato l'esercito e i reparti speciali
dell’Isaf , la Forza internazionale di assistenza alla sicurezza. La portavoce del
Programma alimentare mondiale (Pam) dell’Onu per l’Asia Silke Buhr conosce
bene la zona:
“È un Paese molto povero dove la malnutrizione - soprattutto
per quanto riguarda i bambini - è un grande problema. Circa il 70% dei bambini sopra
i cinque anni soffre di malnutrizione. In generale, la gente vive in villaggi molto
piccoli. Dunque, è una zona difficile, la gente povera vive una vita molto dura. Da
quello che abbiamo capito, dopo la prima frana sono arrivate persone da altri villaggi
per aiutare la gente che vive nel primo villaggio che è stato sommerso dal fango.
Poi, è arrivata la seconda frana e lì il numero di persone rimaste colpite è salito
tantissimo”.
I soccorsi arrivano lentamente perché le piogge hanno coperto
sentieri e ostruito strade, ma le attività sono iniziate subito, sin da ieri, tra
le ong coordinate dall’Onu e dalle autorità locali. Al lavoro c’è anche l’equipe del
Pam. Ancora Silke Buhr:
“La nostra squadra è partita stamattina. Dopo diverse
ore, è arrivata nella zona colpita. La notizia positiva che la squadra ci ha dato
è che la strada era in condizioni accettabili e che quindi è riuscita ad avvicinarsi
alla zona. Si parla addirittura di dieci metri di fango in alcune zone. Sarà molto
difficile raggiungere queste persone. Per ora, abbiamo portato 80 tonnellate di cibo
per sfamare circa 700 famiglie di sfollati che per il momento hanno bisogno di aiuto.
Però, ora che avremo informazioni più aggiornate c’è la probabilità che il numero
delle vittime possa salire”.
Alluvioni e tragedie purtroppo si ripetono
spesso durante la primavera in Afghanistan. A pesare in particolare in questa zona
non è solo la povertà, ma anche l’attività di disboscamento:
“La vita, come
dicevo, è molto dura. La gente cerca legna per riscaldarsi, per cucinare e può accadere
che nei posti dove gli alberi vengono tagliati succedano questi eventi con conseguenze
tragiche a volte”.