Festa del lavoro, manifestazioni in tutto il mondo. Ilo: necessarie tutele sociali
E' stata celebrata in tutto il mondo, in occasione del primo maggio, la festa dei
lavoratori. In Turchia manifestanti si sono scontrati con la polizia in piazza Taksim,
a Istanbul, durate una dimostrazione dei sindacati vietata dal governo. Navi e porti
bloccati, invece, in Grecia per lo sciopero nazionale dei marittimi. La festa del
lavoro nasce per ricordare le battaglie sindacali della seconda metà dell’800. Ad
oggi la situazione in molte zone del pianeta è ancora critica con una crescente disoccupazione
e salari bassi. Ma quali sono le aree che maggiormente preoccupano l’Organizzazione
Internazionale del Lavoro? Benedetta Capelli lo ha chiesto a Luigi Cal,
direttore dell'ufficio Ilo per l'Italia e San Marino:
R. – Un po’
tutte, per la verità. Però, ci sono anche delle differenze. Se prendiamo le economie
avanzate e l’Unione Europea, si comincia a vedere una piccola ripresa economica; purtroppo,
però, le condizioni del mercato del lavoro non vedono ancora segnali significativi
di miglioramento. Per passare ad un altro continente, l’America Latina e i Caraibi:
la crescita dell’occupazione è in continuo aumento e in modo più rapido che nel resto
del mondo. Negli Stati Uniti, c’è la ripresa economica e c’è meno disoccupazione.
Facciamo un salto nel continente asiatico: troviamo che anche lì l’occupazione è cresciuta
dell’1,6%. Se, invece, andiamo nell’Asia del Sud, dove ci sono – per dire – l’India,
il Bangladesh, la Cina, i mercati del lavoro continuano a registrare elevati tassi
di informalità, con lavoratori che percepiscono salari estremamente bassi e sono privi
di ogni protezione sociale. In Medio Oriente, purtroppo, a causa anche delle guerre,
la crescita economica è stata molto bassa e quindi insufficiente per creare posti
di lavoro. Infine, nell’Africa nera purtroppo le opportunità di lavoro retribuire
sono molto scarse e il tasso di occupazione vulnerabile raggiunge il 77% ed è anche
il più alto raggiunto in tutte le regioni.
D. – Ma perché la disoccupazione
continua a persistere e soprattutto perché i giovani sono poi gli attori più vulnerabili?
R.
– Questo è dovuto molto alle grandi ingiustizie sociali. Metà della popolazione mondiale
vive al di sotto della linea di povertà di due dollari al giorno: quindi tre miliardi
e mezzo di persone, tra esse ci sono moltissimi milioni ridotti alla fame e con nessuna
speranza di avere un lavoro dignitoso. Quando l’un per cento della popolazione globale
ha nelle sue mani la stessa ricchezza di tre miliardi e mezzo di persone più povere
del pianeta, lei capisce come queste ingiustizie sono foriere di tensioni future,
di tensioni sociali. L’Ilo si domanda se i governi siano pronti, e come, a rispondere.
L’Ilo suggerisce, per esempio, che tutti i governi si sforzino di introdurre misure
di protezione sociale perché sono fattori decisivi nella risposta alla povertà. Abbiamo
notato come nel mondo sistemi di sicurezza sociali efficaci abbiano ridotto di oltre
la metà il loro tasso di povertà e abbiano diminuito in maniera considerevole le disuguaglianze.
Per l’Ilo, la protezione sociale non è solo un diritto umano ma è anche una politica
economica efficace: consente l’accesso ai servizi sanitari, all’istruzione e ad una
alimentazione adeguata. Purtroppo, il 76% della popolazione mondiale continua a vivere
senza alcuna protezione sanitaria e sociale adeguate.
D. – Guardando al futuro,
cosa attenderci in vista della scadenza dell’agenda dello sviluppo?
R. – L’agenda
dello sviluppo 2015 avrebbe dovuto raggiungere obiettivi importanti e non lo ha fatto.
Per questo, le Nazioni Unite hanno messo in moto un meccanismo per dotarsi di un’agenda
di sviluppo post-2015, che contribuisca veramente ad eliminare definitivamente la
povertà. L’Ilo si sta muovendo: si sta muovendo anche insieme al Vaticano, in particolare
con il Pontificio Consiglio Giustizia e Pace: qui si tratta di far passare veramente
quelli che sono strategici, e uno dei punti strategici è il lavoro, l’occupazione,
l’occupazione giovanile e soprattutto: il lavoro dignitoso.