Elezioni in Iraq. Il premier al-Maliki: governo di coalizione per
l’unità del Paese
Ieri in Iraq si sono svolte le prime elezioni politiche senza truppe straniere, dall’intervento
militare Usa del 2003. In aumento l’affluenza che si attesta intorno al 65% degli
aventi diritto al voto. Il primo ministro Nouri al-Maliki si dice sicuro della vittoria
e tende la mano alle altre forze per un’ampia coalizione di governo. Sul terreno però
non sono mancate le violenze. Almeno 17 persone sono morte in attacchi terroristici
in diverse aree del Paese. Il servizio di Marco Guerra:
All’indomani
dell’apertura delle urne, il premier uscente al-Maliki ha lanciato un appello alla
Commissione elettorale affinché “si mantenga imparziale”, ha ringraziato le forze
armate per aver messo in sicurezza le operazioni di voto e ha auspicato che il risultato
del voto “faciliti la formazione di un nuovo governo che porti a termine il processo
di ricostruzione del Paese”. Ma per avere i risultati e formare un esecutivo l'attesa
sarà presumibilmente lunga, vista la partecipazione di tanti piccoli partiti, in cui
si sono divisi anche al loro interno i due grandi blocchi sciita e sunnita. Intanto
però il primo ministro uscente lavora per superare le divisioni etniche e confessionali
che, rinfocolate dalla crisi nella limitrofa Siria, rischiano di trascinare l’Iraq
in una nuova guerra civile. Al-Maliki ha promesso che condurrà trattative per formare
un governo che potrebbe essere aperto “ad arabi, curdi, turcomanni, musulmani, cristiani
e sabei”, l’apertura è dunque rivolta a tutti i partiti politici, “a condizione che
ci si impegni a mantenere unito l'Iraq e che si predano le distanze dalla violenza
settaria”. Tuttavia per al-Maliki, leader del partito dello Stato del Diritto, appare
obbligatorio un accordo con gli altri due gruppi principali dello schieramento sciita,
quello sadrista e il Consiglio supremo islamico dell’Iraq. Da parte sunnita infatti
è stata ribadita la chiusura ad un'intesa di governo, per voce di uno dei massimi
esponenti politici di questa confessione, il presidente del Parlamento Osama al Nujaify.