2014-05-01 14:44:21

Elezioni in Iraq. Il premier al-Maliki: governo di coalizione per l’unità del Paese


Ieri in Iraq si sono svolte le prime elezioni politiche senza truppe straniere, dall’intervento militare Usa del 2003. In aumento l’affluenza che si attesta intorno al 65% degli aventi diritto al voto. Il primo ministro Nouri al-Maliki si dice sicuro della vittoria e tende la mano alle altre forze per un’ampia coalizione di governo. Sul terreno però non sono mancate le violenze. Almeno 17 persone sono morte in attacchi terroristici in diverse aree del Paese. Il servizio di Marco Guerra:RealAudioMP3

All’indomani dell’apertura delle urne, il premier uscente al-Maliki ha lanciato un appello alla Commissione elettorale affinché “si mantenga imparziale”, ha ringraziato le forze armate per aver messo in sicurezza le operazioni di voto e ha auspicato che il risultato del voto “faciliti la formazione di un nuovo governo che porti a termine il processo di ricostruzione del Paese”. Ma per avere i risultati e formare un esecutivo l'attesa sarà presumibilmente lunga, vista la partecipazione di tanti piccoli partiti, in cui si sono divisi anche al loro interno i due grandi blocchi sciita e sunnita. Intanto però il primo ministro uscente lavora per superare le divisioni etniche e confessionali che, rinfocolate dalla crisi nella limitrofa Siria, rischiano di trascinare l’Iraq in una nuova guerra civile. Al-Maliki ha promesso che condurrà trattative per formare un governo che potrebbe essere aperto “ad arabi, curdi, turcomanni, musulmani, cristiani e sabei”, l’apertura è dunque rivolta a tutti i partiti politici, “a condizione che ci si impegni a mantenere unito l'Iraq e che si predano le distanze dalla violenza settaria”. Tuttavia per al-Maliki, leader del partito dello Stato del Diritto, appare obbligatorio un accordo con gli altri due gruppi principali dello schieramento sciita, quello sadrista e il Consiglio supremo islamico dell’Iraq. Da parte sunnita infatti è stata ribadita la chiusura ad un'intesa di governo, per voce di uno dei massimi esponenti politici di questa confessione, il presidente del Parlamento Osama al Nujaify.







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