Iraq al voto nel timore di attacchi. Mons. Warduni:"momento importante, serve aiuto"
Si sono aperti i seggi in Iraq. Oltre venti milioni di iracheni sono chiamati a rinnovare
il Parlamento nella prima tornata elettorale dal ritiro delle truppe americane. Non
mancano i timori di nuovi attacchi dopo quelli di ieri costati la vita a 80 persone.
Benedetta Capelli:
Aperte le urne,
gli iracheni stanno iniziando a votare e lo potranno fare fino alle 19 ora italiana.
Dovranno scegliere 328 deputati del Parlamento e per la prima volta utilizzeranno
una scheda elettronica che sarà inserita in un apposito apparecchio. Ieri il primo
ministro Al Maliki, che si propone per un nuovo mandato nonostante le accuse di corruzione
che pesano sul suo partito Dawa, ha fatto appello perché gli iracheni non disertino
le urne. Incoraggianti i dati della commissione elettorale sul voto di forze di sicurezza,
detenuti, malati e personale sanitario. Il 91% si è recato alle urne. C’è comunque
molta frammentazione negli schieramenti in corsa tanto da pensare ad alleanze post-voto,
appare compatta invece la Coalizione dei cittadini, blocco di sfidanti di al Maliki.
Nel Paese, alla prova elettorale dopo il ritiro americano, sono 800mila gli agenti
che vigileranno sul voto. Il clima è teso, alla vigilia, infatti, circa 80 persone
hanno perso la vita in attentati dinamitardi nella provincia di Diyala e a Falluja.
Tutti puntano il dito contro gli jihadisti dello Stato islamico dell'Iraq e del Levante
che controllano vaste aree della provincia di Anbar, forte il loro appello ai cittadini
perché disertino il voto. Ad undici anni dalla caduta di Saddam Hussein dunque il
Paese non conosce tregua, lacerato dalle tensioni settarie tra sciiti e sunniti.
Quali
le speranze sono riposte in queste consultazioni? Giancarlo La Vella lo ha
chiesto a mons. Shlemon Warduni, vescovo ausiliare di Baghdad dei Caldei:
R. – Le elezioni
sono la cosa più importante per il Paese: per portarlo avanti, per arrivare al successo,
alla pace, alla sicurezza stessa del popolo iracheno. Ma purtroppo avvengono in una
situazione molto difficile a causa degli atti terroristici. Vogliono tutti che ci
sia la pace e la sicurezza nei prossimi giorni, affinché le elezioni siano veramente
buone ed agevoli per il popolo iracheno. Speriamo che imparerino tutti da questa esperienza
negativa, così da poter arrivare ad un momento buono e positivo per la nazione.
D.
– Mons. Warduni, in questo momento chi è che può e che deve aiutare l’Iraq?
R.
– Per me sono gli iracheni che dovrebbero aiutarsi gli uni gli altri, ma anche i Paesi
vicini… Dove si pensa veramente in Dio, lì si può fare veramente qualcosa di buono.
Dove si fanno le cose con amore e senza interessi personali, lì allora potrebbero
avvenire dei miracoli veramente buoni.