Cinema. Al Festival di Lecce il film "Sbarre", protagonisti i detenuti del carcere
di Sollicciano
Girato interamente all’interno del Carcere Penitenziario di Firenze Sollicciano, è
stato presentato ieri al Festival del Cinema Europeo di Lecce il film “Sbarre” realizzato
da sedici giovani allievi del Centro sperimentale di cinematografia, coordinati da
Daniele Segre. Un incontro con il dolore e la sofferenza, la voce di chi chiede ascolto
e condizioni di vita umane. Il servizio di Luca Pellegrini:
Il cinema può
contribuire a migliorare la società in cui viviamo ed è fondamentale trasmettere ai
giovani che studiano quest’arte tale consapevolezza. Ne è convinta Caterina d’Amico,
preside della Scuola Nazionale di Cinema, che ha affidato alle mani sensibili di Daniele
Segre il progetto di “Sbarre”, proiettato ieri in prima assoluta dinanzi a cento detenuti
del Carcere Circondariale Borgo San Nicola di Lecce. Un’esperienza che ha segnato
tutti gli spettatori, chi dietro le sbarre sconta una pena, chi era ospite insieme
a loro. Il film è un canto corale in cui volti anonimi e diversissimi si sono messi
davanti a una telecamera per rispondere alle domande poste in assoluta libertà dai
ragazzi, che hanno così maturato la consapevolezza della fragilità della natura umana
e il bisogno di tutela dei valori in un ambiente che sembra respingerli: solidarietà,
ascolto, rispetto della dignità della persona, nelle carceri italiane quasi totalmente
assenti. Mentre le condizioni di vita risultano inaccettabili. Daniele Segre
spiega le finalità di questo film e fa un auspicio:
“‘Sbarre’, questo film
realizzato nel carcere di Sollicciano di Firenze, è per merito del Ministero della
Giustizia, del provveditore delle carceri toscane, della disponibilità – ovviamente
– della direzione del carcere, del Centro sperimentale di cinematografia. E’ stata
un’esperienza umanamente straordinaria che ha coinvolto giovani allievi del Centro
sperimentale del corsi di regia, sceneggiatura, montaggio, suono e ha permesso a questi
giovani di vivere un incontro importante con un’umanità sofferente. L’obiettivo è
che il film possa diventare uno strumento socialmente utile di intervento per riflettere
su questa realtà molto difficile. E l’auspicio è anche che Papa Francesco possa vederlo
per avere un elemento in più per una riflessione da comunicare a tutto il Paese, ma
anche non solo all’Italia, per comprendere che la strada è lunga ma si può cambiare
attraverso l’incontro e non la separazione”.