2014-04-29 15:53:21

Giornata di memoria per le vittime delle armi chimiche


Si celebra oggi la Giornata della memoria in onore delle vittime delle armi chimiche. Era il 29 aprile del 1997 quando 188 Stati firmarono la Convenzione sulle Armi Chimiche, che fornisce ancora oggi un sistema internazionale efficace che verifica la distruzione delle riserve di tutte le armi chimiche e ne previene la ricomparsa. Alessia Carlozzo ha chiesto il commento di Maurizio Simoncelli, vicepresidente dell’Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo:RealAudioMP3

R. – Le armi chimiche, in effetti, sono forse uno dei casi più evidenti in cui l’umanità è riuscita a fermarsi sull’orlo del baratro e in cui praticamente la quasi totalità dei Paesi ha aderito a questo accordo per il divieto assoluto dell’uso delle armi chimiche. Sono solamente sei i Paesi che, in un modo o nell’altro, non hanno ratificato o addirittura non hanno firmato questa Convenzione: non l'hanno ratificata Israele e Myanmar, non l'hanno neppure firmata Angola, Egitto, Corea del Nord e Sud Sudan. Paesi che tutto considerato, a parte Israele, non sono grandi potenze militari. Questo è un elemento molto importante, ma che ci deve far riflettere sulle armi chimiche, che sono armi che mettono molto terrore proprio perché armi di distruzione di massa, ma che di fatto sono armi di difficile gestione, conservazione e manutenzione.

D. – Qual è l’impatto che le armi chimiche possono avere all’interno di un conflitto?

R. – Le armi chimiche non hanno avuto un grande successo, in realtà. Non sono mai state risolutive. I Paesi che le hanno usate non sono stati automaticamente avvantaggiati per l’uso. Se pensiamo alla Germania, che le usò in modo massiccio per la prima volta a Ypres, nella Prima Guerra mondiale e che è poi stata sconfitta. Le ha usate Saddam Hussein contro i curdi, ma in realtà non è riuscito a consolidare il proprio potere. Le usarono anche gli Stati Uniti nel conflitto in Vietnam… In realtà, sono armi che non sono risolutive del conflitto. Forse, anche questo è uno dei motivi per cui la maggior parte dei Paesi ha calcolato che effettivamente era meglio aderire ad un Trattato internazionale che le mettesse fuori dalla comunità internazionale.

D. – Oggi, è la Sira a essere nell’occhio del ciclone per quanto riguarda l’uso delle armi chimiche nel conflitto che sta vivendo. Qual è la situazione nel Paese e dell’arsenale che ha a sua disposizione?

R. – La Siria era uno di quei Paesi che non aveva aderito alla Convenzione. Dopo le vicende ben note dello scorso anno – cui sono state coinvolte purtroppo 1.300 persone: 1.300 le vittime che sono state oggetto di un attacco di armi chimiche e che a tutt’oggi non sembra ben identificato, anzi notizie di agenzie tempo fa davano addirittura che fossero stati gli stessi ribelli che le avevano ottenute tramite la Turchia per provocare un intervento internazionale nei confronti del governo siriano – la Siria ha aderito alla Convenzione internazionale sulle armi chimiche, per cui adesso è uno ei Paesi firmatari e lo ha ratificato: sta ora provvedendo, seppur lentamente, a smantellare il proprio arsenale. Tanto è vero che qui in Italia aspettiamo a Gioia Tauro l’arrivo di una nave, scortata da una flotta internazionale, che dovrà consegnare una prima parte dell’arsenale chimico siriano a una nave americana, che provvederà – con appositi trattamenti – a disinnescare queste armi, attraverso dei procedimenti chimici che ne ridurranno la pericolosità.







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