Festa di Santa Caterina da Siena, donna coraggiosa innamorata di Cristo e della Chiesa
La Chiesa festeggia oggi Santa Caterina da Siena, vergine e Dottore della Chiesa e
Patrona d'Italia, che prese l’abito delle Suore della Penitenza di San Domenico. Vissuta
nella seconda metà del 1300, lottò con forza per la pace e il ritorno del Pontefice
da Avignone a Roma. Mistica coraggiosa, la figura di Santa Caterina ha ancora una
straordinaria attualità. Segno ne è la proclamazione a compatrona d’Europa, nel 1999,
da parte di San Karol Wojtyla. Il servizio di Alessandro Gisotti:
“Occorre sradicare
dal giardino della Chiesa le piante fradice sostituendole con piante novelle”. Al
nostro orecchio, una denuncia così tranciante farebbe subito pensare agli ammonimenti
di Papa Francesco contro i peccati di chierici e laici. Ma questa invettiva non è
riecheggiata, ai nostri giorni, tra le pareti della cappella di Casa Santa Marta.
Sono parole che vengono da lontano nel tempo, dal Medio Evo, e hanno il tono mite
e fermo di una donna coraggiosa: Santa Caterina da Siena. In un secolo, il XIV, in
cui l’Europa cristiana si dilania in lotte fratricide, questa umile consacrata – analfabeta
fino all’età adulta e poi divenuta Dottore della Chiesa – non ha paura di rivolgersi
con piglio sicuro a Papi e re, ad ecclesiastici e uomini d’armi per additare “Cristo
crocifisso e Maria dolce” ai contendenti.
“Fa una certa impressione – scrive
San Giovanni Paolo II proclamandola compatrona d’Europa, nel 1999 – il tono libero,
vigoroso, tagliente con cui ella ammonisce preti, vescovi e cardinali”. E anche al
Pontefice, che lei definisce “dolce Cristo in terra”, chiede di rompere indugi ed
esitazioni: di lasciare Avignone e tornare a Roma, presso la tomba di Pietro. Del
resto, Caterina la mistica – in dialogo fin da bambina con il Signore nella
“cella interiore” della sua anima – il coraggio lo aveva manifestato già in tenera
età quando sfidando la volontà dei genitori, rinunciò ad un matrimonio terreno per
unirsi in sposalizio a Cristo. Solo così, infatti, sentiva di fare la volontà di Dio.
E alla fine della sua vita, breve vita – 33 anni come il suo Signore che lei descrive
come un ponte lanciato tra Cielo e Terra – potrà dire, a chi la accompagna al Padre:
“Tenete per fermo, carissimi, che io ho dato la vita per la Santa Chiesa”. E’ il 1380.
Passano 80 anni e Caterina viene canonizzata da un altro senese, Papa Pio II.
Nell’iconografia,
Caterina viene ben presto rappresentata con un libro e un giglio bianco: simboli di
sapienza e purezza. Due virtù che si fondono in quella lega speciale che è la Santità.
Il suo "Epistolario", la sua raccolta di preghiere, il "Dialogo della Divina Provvidenza"
raggiungono vertici straordinari di ricchezza spirituale e sono un patrimonio che
il tempo non riesce ad aggredire. Da Santa Caterina – ha detto Benedetto XVI nell’udienza
generale del 24 novembre 2010 a lei dedicata – noi apprendiamo la scienza più sublime:
conoscere e amare Gesù Cristo e la sua Chiesa”. E da lei, è la lezione attuale per
l’oggi, reimpariamo “ad amare con coraggio, in modo intenso e sincero, Cristo e la
Chiesa”.