Il card. Comastri: Karol Wojtyla santo coraggioso che ha vissuto nell’obbedienza al
Vangelo
“I santi non ci chiedono di applaudirli, ma di imitarli”. Questa esortazione di Giovanni
Paolo II è risuonata, stamani in Piazza San Pietro, per bocca del cardinale Angelo
Comastri nella Messa di ringraziamento per la Canonizzazione di Karol Wojtyla. Alla
celebrazione hanno preso parte decine di migliaia di fedeli polacchi, guidati dal
cardinale arcivescovo di Cracovia, Stanislaw Dziwisz, che ha espresso gratitudine
a quanti hanno permesso lo svolgimento del memorabile evento della Canonizzazione
dei due Papi. Il servizio di Alessandro Gisotti:
E’ tutto vero!
All’indomani del giorno mai visto, decine di migliaia di pellegrini sono tornati
in Piazza San Pietro come per “toccare” nuovamente con mano l’evento senza precedenti
avvenuto 24 ore prima. I due Papi Santi, dagli arazzi, continuano a guardare sorridenti
il Popolo di Dio. E il cielo è meno scuro, qualche raggio di sole riesce a farsi spazio
tra le nuvole spazzate dal vento.
Impossibile leggere nel cuore di chi si
ritrova nella grande Piazza, ma certamente “gratitudine” è il sentimento che accomuna
molti dei presenti. E gratitudine al Signore, per il dono della Santità che si rinnova
nella vita della Chiesa, è proprio stato il cuore della Messa presieduta dal cardinale
Angelo Comastri, davanti ad almeno 80 mila fedeli, tantissimi i polacchi che – prima
di tornare a casa – ancora una volta hanno voluto ringraziare al pastore che li ha
guidati per 26 anni da Roma e prima ancora da Cracovia. Proprio l’attuale arcivescovo
della diocesi cracoviense, il “segretario di una vita” di Giovanni Paolo II, il cardinale
Stanislaw Dziwisz, ha voluto ringraziare quanti si sono prodigati per le Canonizzazioni
dei due Papi, a partire da Francesco e Benedetto XVI. E, tra gli applausi della folla,
ha messo l’accento sull’amore di Karol Wojtyla per l’Italia, la sua “seconda patria”:
“A
nome dei miei connazionali, ringrazio oggi l’Italia e tutti i suoi abitanti per aver
accolto tanto cordialmente, anni fa, Karol Wojtyła, come vescovo e papa, arrivato
a Roma 'da un paese lontano'. L’Italia è diventata per lui una seconda Patria.
Oggi sicuramente Giovanni Paolo II la benedice dall’alto, come anche benedice la Polonia
e il mondo intero. Nel suo cuore hanno trovato posto tutte le nazioni, le culture,
le lingue”.
Durante la celebrazione, accompagnata dal coro di Cracovia,
il cardinale Comastri - vicario del Papa per la Città del Vaticano - ha sottolineato
la straordinaria testimonianza di San Giovanni Paolo II, “roccia nella fede”, difensore
coraggioso della famiglia “progetto di Dio”, e della vita umana contro la cultura
dello scarto e dell’egoismo. Papa che ha dato voce agli esclusi, che ha ridetto con
la sua vita la bellezza del sacerdozio, che si è lasciato guidare da Maria sulla via
della fede e che ha saputo parlare al cuore dei giovani come “un padre vero”, “un
educatore leale”. Il cardinale Angelo Comastri è riandato, dunque, con la memoria
all’8 aprile del 2005, giorno dei funerali di Karol Wojtyla, quando il vento dialogò
con le pagine del Vangelo posato sulla bara del Papa santo:
“Tutti in quel
momento ci chiedevamo: ‘Chi era Giovanni Paolo II? Perché l'abbiamo così tanto amato?
La mano invisibile che sfogliava l'Evangeliario sembrava dire: ‘La risposta è nel
Vangelo! La vita di Giovanni Paolo II è stata una continua obbedienza al Vangelo di
Gesù: per questo – ci diceva il vento! – per questo lo avete amato! Avete riconosciuto
nella sua vita il Vangelo di sempre: il Vangelo che ha dato luce e speranza a generazioni
e generazioni di cristiani!’”.
“Oggi – ha detto – sappiamo che quel presentimento
fu un'ispirazione, perché la Chiesa” attraverso Papa Francesco “ha riconosciuto la
santità di Giovanni Paolo II”. E proprio a lui, al Santo che non ha avuto paura, il
cardinale Comastri ha chiesto di pregare per la Chiesa che ha tanto amato, affinché
non tema di spingersi "coraggiosamente nel sentiero della fedeltà eroica a Gesù”.