Grave il sindaco filorusso di Kharkiv colpito da un attentato
Gravemente ferito in un attentato il sindaco filo russo della città di Kharkiv, a
40 chilometri dal confine russo-ucraino. La notizia è arrivata dopo il rilascio di
uno degli otto osservatori dell’Osce sequestrati venerdì scorso nell’est dell’Ucraina:
si tratta dello svedese che ha una forma di diabete. Gli altri – annunciano i gruppi
filorussi – sono "prigionieri di guerra". Il presidente dell’Osce chiede l’immediato
rilascio di tutti, mentre i sequestratori intendono scambiarli con miliziani in mano
a Kiev. A questo punto ci si chiede se dobbiamo purtroppo parlare di conflitto ormai
scoppiato. Nell’intervista di Fausta Speranza, l’opinione del docente di Storia
delle relazioni internazionali all’Università del Salento, Daniele De Luca:
R. – Sicuramente
sembra, almeno da qui e dalle notizie che arrivano, un conflitto a bassa intensità
ma sempre pronto a esplodere. La situazione sul terreno è sicuramente molto, molto
tesa. Anche il sequestro-rapimento-detenzione degli osservatori Osce – non riesco
ancora a trovare un termine adatto – sicuramente alza la tensione. Sembra che nessuno
tra i protagonisti principali, intendo soprattutto Putin, la vuol portare alle estreme
conseguenze; però, si stanno muovendo per vedere che cosa si possa conquistare sul
terreno senza sparare troppi colpi.
D. – Le potenze studiano, elaborano, quasi
quasi – possiamo dire – fanno una partita a scacchi… Ma poi sul terreno ci sono vari
miliziani, vari gruppi: potrebbe sfuggire di mano la situazione?
R. – Dalle
immagini che si vedono, non sembrano tanto miliziani improvvisati: le armi, il modo
di comportarsi, le divise sembrano di forze… Non voglio parlare di forze "regolari",
ma comunque sicuramente con un addestramento e una supervisione di forse regolari,
sia da una parte, sia dall’altra. Quindi, è questo che forse, sì, preoccupa, ma tranquillizza
un po’ di più: il fatto che siano forse comunque supervisionate, dovrebbe evitare
colpi di testa di miliziani estremisti.
D. – In ogni caso, il conflitto sarebbe
una guerra civile…
R. – Sì, partirebbe come una guerra civile, però il rischio
che possa estendersi sicuramente c’è. Certo, estendendosi, bisognerebbe vedere quali
potrebbero essere i protagonisti. L’Ucraina sicuramente, la Russia probabilmente…
E bisognerebbe vedere anche gli altri attori in gioco che al momento parlano soltanto
di sanzioni: parlo di Stati Uniti, parlo di Unione Europea… Però, bisogna vedere poi
cosa potranno o potrebbero pensare di fare nel momento in cui ci fosse una guerra
"calda".
D. – Dichiarazioni come quelle della Timoshenko che parla di “Ucraina
presto nella Nato”, certo non aiutano…
R. – No, non aiutano assolutamente.
Probabilmente è una ricerca di protezione. Però, una Ucraina all’interno della Nato
inasprirebbe moltissimo i rapporti tra Est e Ovest. Perché se è vero che uno dei timori
è proprio quello, cioè che l’Ucraina passi sotto la Nato e che quindi un sistema difensivo
molto forte, molto potente dal punto di vista missilistico sia alle porte della Russia,
questo potrebbe portare a un’azione diversa da parte della Russia. Anche la questione
delle sanzioni dev’essere valutata adeguatamente. Credo che l’Unione Europea abbia
detto di essere favorevole a sanzioni, ma queste sanzioni potrebbero anche rivolgersi
contro l’Unione Europea stessa. Quindi, la situazione è abbastanza in fieri
ed è da tenere sotto controllo.
D. – Intravede, invece, mosse che si potrebbero
fare per riportare la situazione al tavolo di negoziati seri, dopo gli Accordi di
Ginevra?
R. – Probabilmente, un sedersi di nuovo al tavolo delle trattative
potrebbe essere molto, molto utile. Capisco però che prima di sedersi a quel tavolo
le parti stiano cercando di conquistare sul terreno il maggior spazio possibile.