Crisi ucraina. Nuove Sanzioni Usa e Ue. La Russia preannuncia una risposta dolorosa
Crisi ucraina. La Russia preannuncia una risposta dolorosa al nuovo giro di sanzioni
messe in campo oggi da Stati Uniti e Unione europea. Nel mirino delle misure americane
ci sono 7 funzionari governativi russi e 17 aziende legate al presidente Putin. Sul
terreno ancora violenza. L’ultimo episodio è l’attacco di separatisti, con mazze
e spranghe, ad una manifestazione pro-Kiev a Donetsk, durante il quale alcune persone
sono rimaste ferite. Il servizio di Debora Donnini:
C’è il numero
uno del colosso energetico Rosneft, Igor Sechin, tra i 7 funzionari russi colpiti,
assieme a 17 aziende, dalle nuove sanzioni americane per punire quelli che vengono
giudicati come "atti provocatori" in Ucraina. Washington ha poi deciso un giro di
vite nei controlli sulle esportazioni verso la Russia di materiali che possono avere
anche un impiego in campo militare. Anche l’Unione europea prende altri provvedimenti
aggiungendo 15 nuovi nomi alla lista dei russi colpiti da sanzioni che vanno da restrizioni
nella concessione di visti al congelamento dei beni. Immediata la replica di Mosca.
“La nostra risposta avrà effetti dolorosi su Washington'', ha detto il vice ministro
degli Esteri russo, Sergei Ryabkov. Sul fronte interno continua la violenza. Il sindaco
di Kharkiv, Gennady Kernes, lotta tra la vita e la morte per gli spari che lo hanno
centrato mentre in bicicletta andava al lago per la consueta nuotata mattutina. Dapprima
vicino all’ex-presidente Yanukovich, successivamente si era schierato per l’integrità
dell’Ucraina. I separatisti filorussi proseguono, intanto, la loro 'marcia'. Occupata
la località ucraina di Kostiantynivka mentre non si ferma il braccio di ferro sugli
osservatori dell'Osce rapiti. I secessionisti hanno liberato quello svedese sofferente
di diabete, ma hanno annunciato che gli altri sono "prigionieri di guerra", da scambiare
con miliziani in mano a Kiev. In questo clima arriva il tentativo dell’Ucraina di
disinnescare la crisi con la russa Gazprom per la fornitura di gas: Kiev chiede un
arbitrato internazionale sui 3,5 miliardi di dollari che la società vuole. Il governo
ucraino e la societa' statale Naftogaz inizieranno una procedura legale contro la
Gazprom nel caso in cui non aderisca entro 30 giorni. Kiev si e' detta disposta a
pagare subito 2,2 miliardi di dollari con un prezzo di 268 dollari per mille metri
cubici di gas, contro i 485,50 chiesti dalla Gazprom.
A questo punto ci si
chiede se dobbiamo purtroppo parlare di conflitto ormai scoppiato. Nell’intervista
di Fausta Speranza, l’opinione del docente di Storia delle relazioni internazionali
all’Università del Salento, Daniele De Luca:
R. – Sicuramente
sembra, almeno da qui e dalle notizie che arrivano, un conflitto a bassa intensità
ma sempre pronto a esplodere. La situazione sul terreno è sicuramente molto, molto
tesa. Anche il sequestro-rapimento-detenzione degli osservatori Osce – non riesco
ancora a trovare un termine adatto – sicuramente alza la tensione. Sembra che nessuno
tra i protagonisti principali, intendo soprattutto Putin, la vuol portare alle estreme
conseguenze; però, si stanno muovendo per vedere che cosa si possa conquistare sul
terreno senza sparare troppi colpi.
D. – Le potenze studiano, elaborano, quasi
quasi – possiamo dire – fanno una partita a scacchi… Ma poi sul terreno ci sono vari
miliziani, vari gruppi: potrebbe sfuggire di mano la situazione?
R. – Dalle
immagini che si vedono, non sembrano tanto miliziani improvvisati: le armi, il modo
di comportarsi, le divise sembrano di forze… Non voglio parlare di forze "regolari",
ma comunque sicuramente con un addestramento e una supervisione di forse regolari,
sia da una parte, sia dall’altra. Quindi, è questo che forse, sì, preoccupa, ma tranquillizza
un po’ di più: il fatto che siano forse comunque supervisionate, dovrebbe evitare
colpi di testa di miliziani estremisti.
D. – In ogni caso, il conflitto sarebbe
una guerra civile…
R. – Sì, partirebbe come una guerra civile, però il rischio
che possa estendersi sicuramente c’è. Certo, estendendosi, bisognerebbe vedere quali
potrebbero essere i protagonisti. L’Ucraina sicuramente, la Russia probabilmente…
E bisognerebbe vedere anche gli altri attori in gioco che al momento parlano soltanto
di sanzioni: parlo di Stati Uniti, parlo di Unione Europea… Però, bisogna vedere poi
cosa potranno o potrebbero pensare di fare nel momento in cui ci fosse una guerra
"calda".
D. – Dichiarazioni come quelle della Timoshenko che parla di “Ucraina
presto nella Nato”, certo non aiutano…
R. – No, non aiutano assolutamente.
Probabilmente è una ricerca di protezione. Però, una Ucraina all’interno della Nato
inasprirebbe moltissimo i rapporti tra Est e Ovest. Perché se è vero che uno dei timori
è proprio quello, cioè che l’Ucraina passi sotto la Nato e che quindi un sistema difensivo
molto forte, molto potente dal punto di vista missilistico sia alle porte della Russia,
questo potrebbe portare a un’azione diversa da parte della Russia. Anche la questione
delle sanzioni dev’essere valutata adeguatamente. Credo che l’Unione Europea abbia
detto di essere favorevole a sanzioni, ma queste sanzioni potrebbero anche rivolgersi
contro l’Unione Europea stessa. Quindi, la situazione è abbastanza in fieri
ed è da tenere sotto controllo.
D. – Intravede, invece, mosse che si potrebbero
fare per riportare la situazione al tavolo di negoziati seri, dopo gli Accordi di
Ginevra?
R. – Probabilmente, un sedersi di nuovo al tavolo delle trattative
potrebbe essere molto, molto utile. Capisco però che prima di sedersi a quel tavolo
le parti stiano cercando di conquistare sul terreno il maggior spazio possibile.