Su Rai Uno il film “Non avere paura – Un’amicizia con Papa Wojtyła”
Viene trasmesso questa sera da Rai Uno in prima serata “Non avere paura – Un’amicizia
con Papa Wojtyła”, un film per la regia di Andrea Porporati liberamente ispirato al
libro “Era santo, era uomo” scritto da Lino Zani, che per oltre vent’anni è stato
la guida alpina e il maestro di sci di Giovanni Paolo II. Il servizio di Luca Pellegrini:
Una croce piantata
nella neve in cima a una montagna. Un uomo assorto in preghiera davanti a tanta bellezza
e all’immagine del sacrificio di Cristo. Quell’uomo è Karol Wojtyła, l’anno è il 1984.
Al suo fianco Lino Zani, che per oltre vent’anni, fino al limite consentito dalla
malattia, accompagnerà il Pontefice sulle vette immacolate dell’Adamello, per lui
luogo della contemplazione e del riposo. Lo sceneggiato televisivo ripercorre questa
parte privata e poco conosciuta della vita di Giovanni Paolo II, interpretato dall’attore
russo Aleksei Guskov, mentre Zani sullo schermo è Giorgio Pasotti. Per il Papa oggi
santo quelle giornate in alta montagna non furono soltanto una vacanza e un riposo,
ma un tornare alla sua gioventù, il respiro di un’aria perduta, una passione sportiva
giovanile, l’amore per la natura, per il vento che soffia e il silenzio che ispira
pace e preghiera. Lino Zani, poco prima della canonizzazione, confessa dove
sarebbero corsi i suoi pensieri:
“Il mio pensiero tornerà alle nostre montagne
e a quei momenti di grande preghiera, che abbiamo passato insieme, e che ho potuto
vivere con lui su queste bellissime montagne; a quei momenti di assoluto silenzio,
di svago quando uscivamo, ma anche di grande concentrazione e preghiera mistica, come
lui sapeva vivere in questi posti”.
Di questa straordinaria amicizia,
ecco il momento più emozionante, che risale al 1984:
“Il momento più bello
e più intenso è sicuramente la seconda giornata, quando ormai in pochi, dopo la partenza
di Pertini, ci troviamo in questo posto per sciare, e lui chiede di fermarsi a pregare
in questo luogo che parla di guerra, della guerra del ’15-’18, dove sono morti tutti
questi ragazzi. Lui starà più di un’ora su questo sasso, nella grande preghiera e
nel grande silenzio, che solo la montagna può dare”.
Così il regista Andrea
Porporati racconta l’inizio e le difficoltà di questo progetto:
“Ho
chiesto a Lino Zani di accompagnarmi in quel posto, cioè sul rifugio dell’Adamello,
perché volevo assorbire la forza di quei luoghi. Ho poi riletto il libro da capo,
per cercare la strada – veramente dura – per tradurlo in immagini. Devo dire che la
scrittura è stata più semplice del previsto, perché il libro ha una sua linearità,
una sua forza, che credo fosse facile restituire. Chiaramente quello che non era facile
restituire era la fascinazione dei luoghi; cercare di dare sempre il senso dei due
personaggi - del Papa e della sua guida alpina - dentro le montagne; riuscire a dare
il senso appunto di quella solitudine, che è, però, una scala verso qualcosa che va
oltre”.