Non si arrestano i raid su Aleppo. In Siria presenti ancora armi chimiche
Almeno 21 persone sono rimaste uccise da colpi di mortaio lanciati dai ribelli sui
quartieri pro-regime ad Aleppo, nel nord della Siria. Lo riferisce l'Osservatorio
siriano per i diritti umani. "I lanci hanno preso di mira dei quartieri pro-regime,
di cui alcuni situati nella Città vecchia, dove i ribelli tentano di avanzare.
Intanto
secondo i membri della task force internazionale impegnata nello smaltimento delle
armi chimiche siriane, il regime detiene ancora quasi l'8% del suo arsenale, mentre
il termine per la consegna delle stesse e' scaduto oggi. La precisazione oggi in conferenza
stampa - riferisce l'agenzia Afp –. ''Stiamo parlando di un 7/8% del materiale in
armi chimiche attualmente ancora presente nel Paese in un sito preciso'', ha detto
Sigrid Kaag, capo della squadra Onu dell'organizzazione congiunta per la Proibizione
delle Armi Chimiche, sottolineando che Damasco ha bisogno di ''assolvere se stessa
dai suoi impegni'' e che vi e' stata ''una cooperazione molto costruttiva''. La notizia
è stata confermata dai ministri degli esteri di Usa e Russia, Kerry e Lavrov, i quali
hanno affermato che finora è stato rimosso il 92% dell'arsenale chimico siriano.
Sul
piano militare, l'Osservatorio siriano per i diritti umani con sede a Londra ha confermato
che una bomba lanciata da un elicottero governativo ha ucciso ieri sei civili tra
cui due bambini nella cittadina di Sarmeen, nella provincia di Idlib. L'Afp, segnala
inoltre un raid dell'aviazione irakena contro un convoglio jihaidista dell'Eiil (un
gruppo secessionista sunnita) che dalla Siria si stava avvicinando al suo confine
per consegnare carburante. E' la prima volta che l'esercito di Baghdad rivendica un
attacco in territorio siriano che ha causato la morte di 8 militanti.