2014-04-27 08:42:29

Beatificato padre Girotti, "martire per la carità" a Dachau


"Tutto quello che faccio è solo per carità". Così ripeteva il domenicano Giuseppe Girotti anche davanti ai suoi persecutori. A distanza di quasi 70 anni dalla morte nel lager di Dachau - riporta l'agenzia Agi - la Chiesa ha riconosciuto l'eroicità di questa sua carità vissuta sino al martirio. E ieri pomeriggio, nella cattedrale di Alba, la stessa dove venne battezzato il 30 luglio 1905 il card. Severino Poletto, in rappresentanza di Papa Francesco, lo ha proclamato Beato.

Durante l'omelia, il porporato ha riproposto le tappe principali della vita del nuovo Beato. "Educato in una famiglia ricca di autentici valori umani e cristiani - ha detto - cresciuto in una terra dove la fede era veramente il faro che orientava ogni esistenza, egli, entrato nell'ordine dei padri domenicani, si sentì da subito conquistato dalla Parola divina". E dalla lettura meditata della Scrittura e del Vangelo di Cristo, il beato "imparò ad amare e beneficare i fratelli, soprattutto i poveri, gli ammalati e specialmente i perseguitati per motivi razziali". In particolare, coloro che considerava i "fratelli maggiori": gli ebrei.

Padre Girotti, ha ricordato ancora il cardinale, "senza badare ai rischi ai quali si esponeva, si fece protettore" degli ebrei residenti a Torino e dintorni, specialmente quando i nazisti e i fascisti li ricercavano per avviarli ai campi di concentramento. Proprio per questo suo aiuto agli ebrei fu condannato a seguirne la sorte e venne internato il 29 agosto 1944 nel lager di Dachau, dove "consumò la sua vita vissuta sempre col dono quotidiano della carità, che costituisce il suo vero martirio". Fu ucciso il 1° aprile 1945, sette mesi dopo la sua cattura. Nella sua scheda personale conservata a Dachau si legge proprio che fu deportato perché "aiutava gli ebrei".

Il cardinale ha poi invitato a riflettere su un aspetto della vita spirituale del nuovo Beato: l'assiduo studio delle Scritture alimentato dalla preghiera. Grazie al pane della Parola, padre Girotti, pur nel lager di Dachau, non perse mai "la gioia e la serenità dello spirito". Era lui che "nutrendosi di preghiera assidua e partecipando ogni giorno all'Eucaristia che veniva celebrata alle 4 del mattino, coltivava la fraternità con i sacerdoti imprigionati con lui nella baracca 26, che, costruita per ospitare 180 persone, ne conteneva in quel momento più di mille, e riusciva con il suo carattere ilare a tenere alto il morale dei confratelli con la sua giovialità, frutto di un cuore limpido e immerso in Dio".

A questo va ad aggiungersi il suo anelito all'unità dei cristiani. "La divisione dei discepoli di Gesù - ha fatto notare il porporato - che via via si è consumata in varie epoche della storia era chiaramente rappresentata anche nella baracca 26 del campo di concentramento di Dachau, dove insieme erano prigionieri cattolici, ortodossi, protestanti e membri di altre confessioni religiose". In quel luogo di sofferenza, ha sottolineato il cardinale, il dialogo ecumenico "si realizzava in modo del tutto singolare", perché i prigionieri "si aiutavano vicendevolmente a portare la croce e a offrire all'unico Signore gli stenti, le malattie, il lavoro estenuante". (R.P.)

Sulla figura e l'opera del nuovo beato, Roberta Gisotti ha intervistato il postulatore generale della causa di Beatificazione, padre Vito Gomez: RealAudioMP3

Sacerdote a 25 anni, padre Girotti, nato da famiglia poverissima nel 1905, vivace nel carattere e brillante nell’intelletto, dopo gli studi biblici a Gerusalemme e a Roma, docente di sacra scrittura a Torino, sempre caritatevole verso gli ultimi, viene sospeso dall’insegnamento nel 1939, si adopera in ogni modo per aiutare gli ebrei e finisce arrestato e deportato a Dachau, dove sopravvive tra umiliazioni e sofferenze per soli sei mesi, morendo forse per un’iniezione letale nell’infermeria del lager, il primo aprile del 1945. Annoverato “giusto tra le nazioni” per il suo operato durante l’Olocausto, la sua vita resta un esempio luminoso di abnegazione per gli altri, come sottolinea padre Vito Gomez:

R. - Il suo ministero non si esaurì sulla "cattedra", possiamo dire, perché padre Girotti aveva una grande sensibilità sociale: volentieri e con generosità si impegnava nel servizio dei più bisognosi e presso l’Ospizio dei Poveri Vecchi di Torino e in varie altre attività caritative. Con la piega che presero poi gli eventi della Seconda Guerra mondiale, padre Girotti divenne animatore e organizzatore di una vasta rete di aiuti a favore degli ebrei: si ingegnò per trovare nascondigli sicuri per tanti di loro, ma anche il modo di avere documenti di identità con la possibilità di espatriare. Per questa sua attività umana e cristiana, che faceva per carità - così diceva spesso - padre Girotti venne arrestato alla fine del mese di agosto del 1944: imprigionato prima a Torino, poi a Milano, a Bolzano, e infine è stato portato nel campo di sterminio di Dachau, in Baviera. Lì ha vissuto veramente un calvario, che culminò nel lavoro che fu costretto a svolgere - dal mattino alla sera - sotto ogni tipo di intemperie. Anche in queste tappe di una personale via crucis, padre Girotti si distinse per la sua generosità nei confronti degli altri detenuti. Ammalatosi, fu ricoverato in infermeria, dove il 1° aprile 1945 terminò il suo cammino terreno: forse fu ucciso con una iniezione di benzina o forse morì per il completo deperimento in seguito agli stenti e alle violenze subite. I compagni di cella, sulla sua cuccetta, scrissero: “San Giuseppe Girotti”. Il suo percorso di vita e soprattutto la sua vicinanza agli ebrei ottennero il pubblico riconoscimento da parte dello Stato di Israele, che nel 1995 gli conferì la medaglia come “Giusto tra le Nazioni” e un albero venne piantato in suo onore nel Viale dei Giusti a Gerusalemme.

D. - Padre Gomez, lei ha messo in luce che padre Girotti non è stato solo un sacerdote di cattedra ma di carità. Questa è una dimensione che Papa Francesco sottolinea sempre che sia necessaria per testimoniare il Vangelo…

R. - Veramente! Padre Girotti ha insegnato, ha fatto ricerca scientifica sulla Sacra Scrittura, ma padre Girotti ha svolto un ministero veramente generoso nei confronti delle persone che avevano più bisogno nella società del suo tempo.







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