Hanno scosso gli stalli
degli equilibri geopolitici richiamando costantemente alla pace tra gli uomini e i
Paesi. Alla vigilia delle canonizzazioni di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II,
una riflessione sul contributo di questi due pontefici nelle relazioni internazionali
del loro tempo, per una lettura anche dell'opera attuale di Papa Francesco di
invito al dialogo e alla riconciliazione in diverse regioni del mondo in conflitto,
in quella che può essere definita oggi una guerra 2.0. "In entrambi i pontificati
ci sono stati elementi di grande portata rivoluzionaria: il riconoscimento di un interlocutore
che ha una diversità di vedute, i Papi ne sono stati antesignani; l'appello alle forze
buone di ciascuna delle parti contrapposte; il rispetto dei diritti naturali per tutti
i fautori delle parti contrapposte; l'appello alla comunità internazionale per un'assunzione
collettiva di responsabilità, sia come comunità delle genti che come governanti".
Così il prof. Matteo Luigi Napolitano, docente di Relazioni Internazionali all'Università
G. Marconi (Roma) e delegato della Santa Sede per la Storia Contemporanea. Gianfranco
Svidercoschi, vaticanista e scrittore, autore de "Ho vissuto con un santo" (Rizzoli,
2013), sottolinea - come testimoniano in questi giorni moltissimi pellegrini -
il connotato di paternità che questi Papi hanno avuto, ciascuno con il proprio carattere.
"E questo tratto ci è arrivato fino a Francesco. La misericordia prima di tutto. E'
l'atteggiamento di Chiesa che è cambiato negli ultimi cinquant'anni". (a cura di
Antonella Palermo)