Macedonia al voto presidenziale e politico anticipato
La Macedonia è chiamata domani al voto presidenziale e legislativo. Per la prima carica
del Paese, si tratta del secondo turno elettorale: al ballottaggio si sfideranno il
presidente uscente Gjorgie Ivanov, del partito conservatore Vmro-Dpmne, in vantaggio
sul candidato socialdemocratico Stevo Pendarovski. Per il voto politico anticipato
i sondaggi danno l’affermazione del premier in carica Nikola Gruevski, dello stesso
schieramento conservatore, che negli anni ha governato - non senza contrasti - con
l’appoggio del partito della minoranza albanese Dui di Ali Ahmeti. Sul voto di domani,
a quasi quindici anni dalla guerra del 2001, Giada Aquilino ha intervistato
Arduino Paniccia, docente di Studi Strategici all’Università di Trieste:
R. – Il problema
della Macedonia è un problema che potremmo definire più ampio di tutta l’area centro-sud
europea. La Macedonia, come gli altri Paesi dell’area, non ha trovato ancora una sua
stabilità e questo è il motivo di fondo per cui si cerca, attraverso le elezioni,
di trovare sia i rapporti con i vicini che sono rimasti assolutamente sospesi, sia
un rapporto più diretto con l’Unione europea, che stanzia finanziamenti e opera anche
assieme al governo macedone ma è lontanissima. Quindi, il tentativo è ritrovare una
guida strategica che faccia rientrare - come è successo in altri Paesi più a Nord,
come Croazia e Slovenia - la Macedonia nell’ambito dell’Europa.
D. – Al di
là delle presidenziali, si tratta del terzo voto politico anticipato in sei anni…
R.
– Sì. Questo dà l’idea di quanta difficoltà vi sia nel risolvere il problema dell’area.
In realtà, quello che più volte abbiamo detto è che manca ormai completamente una
strategia dell’Unione europea per far sì che questi Paesi, in primis la Macedonia,
non rimangano isolati.
D. – Di fatto, che Paese è oggi?
R. – E’ un Paese
nel quale esistono ancora delle divisioni. Certo, non sono più come ai tempi della
‘quasi’ guerra civile che era stata combattuta in Macedonia. Le vicende della ex-Jugoslavia
in parte sono state superate. Tuttavia, parliamo di un Paese che non sa ancora esattamente
bene quale sarà la propria sorte, considerato che gli altri Paesi vicini o perseguono
politiche completamente diverse – pensiamo alla Serbia - o sono degli alleati solo
formali o sono Paesi ostili solo per il nome che la Macedonia porta: la Grecia, ad
esempio, che ha sempre rifiutato qualsiasi vero legame anche economico.
D.
– Quindi, una strategia su quale piano può arrivare?
R. – Comunque, sicuramente
internazionale. La Macedonia ha anche delle prospettive, ha una posizione interessante,
soprattutto ora che Paesi come la Grecia sono entrati in crisi e hanno avuto una caduta
ancora più forte. Si potrebbe, dunque, riaggiornare una comunità di area nel centro-sud
dell’Europa.