Ad Alba la Beatificazione di Giuseppe Girotti, domenicano martire a Dachau
La Chiesa universale si arricchisce di un nuovo beato p. Giuseppe Girotti, martire
domenicano dell'Ordine dei frati predicatori, morto in odium fidei nel lager
di Dachau, in Germania. La cerimonia di beatificazione – che avrà luogo nel pomeriggio
ad Alba, in Piemonte, nella città natia di padre Girotti - sarà presieduta, in rappresentanza
del Papa, dall'arcivescovo emerito dell'arcidiocesi di Torino, il cardinale Severino
Poletto. Roberta Gisotti ha intervistato il postulatore generale della causa
di Beatificazione, padreVito Gomez:
Sacerdote a
25 anni, padre Girotti, nato da famiglia poverissima nel 1905, vivace nel carattere
e brillante nell’intelletto, dopo gli studi biblici a Gerusalemme e a Roma, docente
di sacra scrittura a Torino, sempre caritatevole verso gli ultimi, viene sospeso dall’insegnamento
nel 1939, si adopera in ogni modo per aiutare gli ebrei e finisce arrestato e deportato
a Dachau, dove sopravvive tra umiliazioni e sofferenze per soli sei mesi, morendo
forse per un’iniezione letale nell’infermeria del lager, il primo aprile del 1945.
Annoverato “giusto tra le nazioni” per il suo operato durante l’Olocausto, la sua
vita resta un esempio luminoso di abnegazione per gli altri, come sottolinea padre
Vito Gomez:
R. - Il suo ministero non si esaurì sulla "cattedra", possiamo
dire, perché padre Girotti aveva una grande sensibilità sociale: volentieri e con
generosità si impegnava nel servizio dei più bisognosi e presso l’Ospizio dei Poveri
Vecchi di Torino e in varie altre attività caritative. Con la piega che presero poi
gli eventi della Seconda Guerra mondiale, padre Girotti divenne animatore e organizzatore
di una vasta rete di aiuti a favore degli ebrei: si ingegnò per trovare nascondigli
sicuri per tanti di loro, ma anche il modo di avere documenti di identità con la possibilità
di espatriare. Per questa sua attività umana e cristiana, che faceva per carità -
così diceva spesso - padre Girotti venne arrestato alla fine del mese di agosto del
1944: imprigionato prima a Torino, poi a Milano, a Bolzano, e infine è stato portato
nel campo di sterminio di Dachau, in Baviera. Lì ha vissuto veramente un calvario,
che culminò nel lavoro che fu costretto a svolgere - dal mattino alla sera - sotto
ogni tipo di intemperie. Anche in queste tappe di una personale via crucis, padre
Girotti si distinse per la sua generosità nei confronti degli altri detenuti. Ammalatosi,
fu ricoverato in infermeria, dove il 1° aprile 1945 terminò il suo cammino terreno:
forse fu ucciso con una iniezione di benzina o forse morì per il completo deperimento
in seguito agli stenti e alle violenze subite. I compagni di cella, sulla sua cuccetta,
scrissero: “San Giuseppe Girotti”. Il suo percorso di vita e soprattutto la sua vicinanza
agli ebrei ottennero il pubblico riconoscimento da parte dello Stato di Israele, che
nel 1995 gli conferì la medaglia come “Giusto tra le Nazioni” e un albero venne piantato
in suo onore nel Viale dei Giusti a Gerusalemme.
D. - Padre Gomez, lei ha
messo in luce che padre Girotti non è stato solo un sacerdote di cattedra ma di carità.
Questa è una dimensione che Papa Francesco sottolinea sempre che sia necessaria per
testimoniare il Vangelo…
R. - Veramente! Padre Girotti ha insegnato, ha fatto
ricerca scientifica sulla Sacra Scrittura, ma padre Girotti ha svolto un ministero
veramente generoso nei confronti delle persone che avevano più bisogno nella società
del suo tempo.