Ucraina, filo-russi sequestrano sette osservatori Osce. Obama: “pronti a nuove
sanzioni”
Non si placa l’escalation militare della crisi Ucraina. Nel sud est del Paese prosegue
l’operazione delle truppe di Kiev contro le milizie filo-russe che controllano diverse
località e che non hanno alcuna intenzione di arrendersi. E sono trattenuti dai ribelli
russofoni anche 7 osservatori dell'Osce. “Pronti a nuove sanzioni”, dice Obama in
teleconferenza con i leader europei del G7. Sentiamo Marco Guerra: Prosegue l’operazione
di Kiev contro i filorussi nell’est del Paese. Dopo i sette morti di ieri a Sloviansk,
a seguito dell’intervento delle forze armate ucraine, molte località sono ancora in
mano ai miliziani russofoni. I separatisti che controllano Slavyansk hanno ribadito
oggi che non hanno alcuna intenzione di arrendersi, sebbene siano circondati dalle
truppe di Kiev. E in alcuni casi sono passati al contrattacco: alla base militare
ucraina di Kramatorsk un elicottero è stato distrutto da un razzo lanciato dai ribelli
filo-russi, e sempre loro hanno sequestrato sette osservatori dell’Osce, sostenendo
che fra loro vi fosse una spia di Kiev. Intanto le truppe russe sono impegnate in
manovre militari a ridosso del confine. E l’escalation di violenza, provoca le reazioni
ufficiali di tutte le parti. La Russia “vuole la terza guerra mondiale”, afferma il
premier ucraino Iatseniuk, che domani sarà in Italia per incontrare anche il Papa.
Obama ha definito la situazione “allarmante” e ha tenuto una teleconferenza con i
leader europei del G7 (Italia, Francia, Germania e Gran Bretagna) per valutare nuove
possibili sanzioni contro Mosca, accusata di non rispettare l’accordo di Ginevra e
di fomentare una “retorica preoccupante”. Secca la risposta del ministro degli esteri
russo Lavrov: l’Occidente vuole controllare l’Ucraina per i suoi interessi.
Massimiliano
Menichetti ha raggiunto telefonicamente nella centralissima Maidan di Kiev, don
Oleksandr Khalayim, sacerdote nella città occidentale di Horodok:
R. – I segni
della battaglia rimangono: le macchine bruciate, anche le case bruciate, e poi tutte
quelle foto delle cento persone che sono state uccise a Maidan … Possiamo dire che
ogni regione ha la sua tenda: c’è una cappellina, le tende in cui sono i medici …
D.
– Come si sta vivendo questo momento?
R. – In questo momento, il Paese vive
una grande paura. Due-tre mesi fa in piazza c’erano le persone e di queste una metà
“voleva Maidan” e l’altra metà no. Adesso sono tutti uniti.
D. – Ma c’è paura
che scoppi la guerra?
R. – Sì, perché adesso le città vicine alla Russia –
Slovyansk e Kramatorsk – sono totalmente chiuse dal governo ucraino. Ieri da un elicottero
sono stati lanciati foglietti con le indicazioni su come la gente si debba comportare
in questa situazione, come si debba vivere nella condizione di occupazione …
D.
– E come ci si deve comportare?
R. – Nei limiti del possibile, rimanere in
casa, non andare dove si tengono manifestazioni, dove ci sono persone armate.
D.
– La Chiesa, in questa situazione, che cosa sta facendo?
R. – Tutte le Chiese
adesso sono unite, stanno pregando per la pace; a Maidan aiutano le famiglie, perché
adesso ci sono più feriti nell’anima e nella psiche.
D. – A Kiev, però, c’è
anche speranza…
R. – Sì, c’è grande speranza e c’è anche pace. Questa mattina
ho parlato con le persone che stanno a Maidan. Loro dicono che non vogliono tornare
alle condizioni di prima. Queste persone sperano che tutto si possa risolvere in pace,
senza la guerra. Non si può pensare, infatti, che si possa fare la guerra contro la
Russia perché possiamo dire che siamo sempre stati come fratelli – fratello maggiore
e fratello minore. Tante famiglie sono miste, con radici miste … E nessuno vuole nemmeno
pensare che possa iniziare qualcosa di brutto …
D. – Le persone con cui ha
parlato, come vedono la data del 25 maggio prossimo, per le nuove elezioni?
R.
– Spingono per ottenere la pace, per fare in modo che queste elezioni possano svolgersi
in tranquillità: sanno, infatti, che dopo questa data cambierà tutto.