Il presidente Napolitano per il 25 aprile: valori della Resistenza irrinunciabili
Manifestazioni in tutta Italia per le celebrazioni del 25 aprile per ricordare la
liberazione dai nazifascisti. A Roma, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano
ha deposto una corona di alloro sulla tomba del Milite Ignoto all'Altare della Patria.
In un tweet il premier Renzi ha ringraziato quelli che ha chiamato “i ribelli di allora”.
Il servizio di Alessandro Guarasci:
Sono le
9 di mattina quando all’Altare della Patria, il presidente Napolitano e una consistente
delegazione del governo, tra cui il premier Renzi, rendono omaggio al Milite Ignoto.
Per Roma sfila anche un corteo, che fa registrare un aspro battibecco tra manifestazioni
pro Palestina e pro Israele. Poco dopo al Quirinale, il capo dello Stato riceve le
associazioni che hanno combattuto 69 anni fa. Il capo delle Stato ricorda che i valori
della Resistenza sono incancellabili, rende onore ai due marò “ingiustamente trattenuti”
in India, e dice no a decisioni sommarie sui tagli alla Difesa. Parole condivise dal
ministro della Difesa Pinotti. A da Marzabotto, dove i nazisti uccisero oltre 1800
civili, la presidente della Camera Boldrini, invita a rispettare le istituzioni. Ma
perché ancora oggi ricordare la Resistenza? Bartolo Ciccardini, presidente
dell’Associazione Partigiani Cristiani:
R. – L’Italia si trovò in una situazione
di crisi spaventosa e seppe ritrovare le energie per rinascere proprio dalla resistenza,
ma non dico la Resistenza con la r maiuscola, ma dalla resistenza quotidiana, con
cui affrontò la vita di quei giorni, una vita disperata, difficilissima. E questa
capacità di stare assieme, avere la pietas cristiana, la necessità di salvare i rifugiati,
difendere i profughi, dare vestiti a chi non li aveva, dare da mangiare a chi non
aveva da mangiare, fu la ragione per cui l’Italia ritrovò se stessa.
D. – In
sostanza, una voglia di essere uniti e di ritrovare il collante del popolo italiano?
R.
– Il 25 aprile in questo è una data laica, perché ricorda un episodio nazionale cui
parteciparono tutti, ma c’è un’identità cristiana. Pensiamo, infatti, che 700 sacerdoti
caddero nella Resistenza, e caddero non perché fossero l’opposizione, ma perché erano
i capi naturali della popolazione.
D. – Lei ha accennato al valore e all’apporto
dato dai cristiani, perché spesso non si conosce. Spesso la Resistenza viene accomunata
a quelle brigate, che poi si rifacevano ad ideologie di sinistra, estrema spesso...
R.
– C’è una storiografia, che sopravvaluta le azioni armate, quelle che erano organizzate
ideologicamente. Innanzitutto, anche la partecipazione armata dei cattolici, come
numero, fu superiore a quelle delle Brigate Garibaldi. Le stesse Brigate Garibaldi
non erano composte da soli comunisti. I cattolici, in quel momento, non si manifestavano
con un’ideologia politica, ma erano presenti nella loro natura, che era quella di
cercare di mantenere la vita civile, difendere la resistenza alle barbarie. Cercarono
di opporsi anche alle forme troppo disumane delle azioni di resistenza.