Parlano le testimoni della santità di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II
Grande commozione nel briefing che si è tenuto, ieri pomeriggio, nell’atrio dell’Aula
Paolo VI in vista delle canonizzazioni di Giovanni XXIII e di Giovanni Paolo II, in
programma domenica. A parlare, due testimoni della santità di questi Papi: suor Adele
Labianca, che assistette la sua consorella Caterina Capitani, guarita grazie all'intercessione
di Giovanni XXIII, e Floribeth Mora Diaz, miracolata da Giovanni Paolo II. Ce ne parla
Benedetta Capelli:
Sono le emozioni
e le lacrime a guidare i racconti su Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Le due straordinarie
testimoni della loro santità sottolineano più volte la grazia ricevuta dal Signore
che ha operato attraverso le figure dei due Pontefici. A prendere la parola per prima
è suor Adele Labianca, consorella di suor Caterina Capitani, miracolata da Giovanni
XXIII. “Era la mano, il sorriso e la carezza di Dio”, dice suor Adele parlando dell’attività
che svolgevano insieme all’ospedale pediatrico “Lina Ravaschieri” di Napoli. A colpire
del suo racconto sono le grandi sofferenze di suor Caterina: a soli 23 anni le venne
asportata una parte dello stomaco ed il decorso post-operatorio fu faticoso tanto
da far temere il peggio. Era il 1966, Giovanni XXIII era già morto da tre anni, ma
sia suor Caterina che le sue consorelle lo invocavano nella preghiera quotidiana.
Nel momento più buio, una reliquia del Papa venne posta sulla ferita della religiosa
e lei si svegliò. Così, dopo qualche tempo, raccontò cosa era accaduto. Suor Adele
Labianca:
“Sentì una mano poggiata sullo stomaco in direzione della
fistola e una voce che mi chiamava dal lato sinistro: ‘Suor Caterina!'. Spaventata
nel sentire la voce di un uomo, mi voltai e vidi, in piedi accanto al mio letto, Papa
Giovanni, in abiti papali, che non so descrivere, perché mi fermai a fissare il viso,
che era molto bello e sorridente. Egli mi disse: ‘Suor Caterina mi hai molto pregato
e anche molte, molte suore, ma specialmente una di loro’ - purtroppo nella mia umiltà
devo dire che questa 'una di loro’ ero io! - Me lo avete proprio strappato dal cuore
questo miracolo! Ma ora tutto è finito: tu stai bene e non hai più nulla!’”.
Suor
Caterina riprese a mangiare, a fare controlli tra l’incredulità dei medici che non
sapevano spiegare la guarigione. Fu la sua testimonianza a rendere beato Giovanni
XXIII:
“Tutta la vita di suor Caterina, sia nel letto del dolore che nella
consacrazione a Dio, è stata una manifestazione della bontà divina. Suor Caterina,
in tutto il resto della sua vita, ha nutrito una grandissima devozione a Papa Giovanni,
l’ha diffusa, l’ha trasmessa a tutte le Figlie della Carità e al Popolo di Dio. Non
sappiamo da quale angolo di Paradiso oggi lei ci guarda, dove è volata il 3 aprile
del 2010, lasciando un testamento spirituale che manifesta il suo abbandono in Dio
e alla sua volontà. Anche oggi suor Caterina, con il suo incantevole sorriso, torna
a parlare ai nostri cuori: la sua è una voce del futuro, che viene dal passato e si
fa presente. Ci insegna che la via della fede e dell’amore è impervia, ma dobbiamo
percorrerla con audacia, anche attraverso mari burrascosi e vulcani in eruzione, come
ha fatto il Beato Papa Giovanni XXIII e come ci esorta a fare Papa Francesco nell’Evangelii
Gaudium”.
Prodigiosa è anche la guarigione di Floribeth Mora Diaz,
51 anni, di San José in Costa Rica. Una donna molta amata dal marito poliziotto e
dai suoi 4 figli che improvvisamente si ritrova in ospedale senza alcuna speranza.
Il suo racconto ai giornalisti è pieno di commozione e allo stesso tempo di incredibile
forza, insegna che non bisogna cedere alla disperazione ma pregare e chiedere che
la volontà del Signore sia esaudita. E’ l’8 aprile del 2011 quando i medici le dicono
di tornare a casa perché non sanno più cosa fare, perché l’aneurisma che l’ha colpita
è grave, ha solo un mese di vita. La sua famiglia è sconvolta ma lei chiede aiuto
a Giovanni Paolo II:
“Yo le pedía la intersección a Juan Pablo II... Io
chiedevo l’intercessione a Giovanni Paolo II. Io dicevo sempre: 'Giovanni Paolo II,
tu che sei così vicino a Dio, dì al Signore che io non voglio morire!'. Avevo paura
di morire, perché c’erano i miei figli… 'Digli per favore, che se io muoio chi si
prenderà cura di loro? Sono molto importanti per me! Quello che più amo sono i miei
figli e mio marito…'. Sempre gli ho chiesto che li proteggesse e che non li lasciasse
soli nel momento in cui io me ne sarei andata. Per questo chiedevo l’intercessione
di Giovanni Paolo II, così spesso, affinché mi aiutasse, perché io non volevo morire”.
Il dolore di questa madre è immenso soprattutto quando la figlia Valentina
le chiede di non morire. “Non morirò”, rispose Floribeth alla piccola e allora, affidandosi
a Dio e all’intercessione di Giovanni Paolo II, il miracolo si compie:
“Despues
que yo … Dopo aver visto la beatificazione di Giovanni Paolo II, in una
trasmissione - erano le due del mattino in Costa Rica – ho sentito qualcosa di incredibile…
Mi sono svegliata quella mattina, ho acceso la televisione e ho trovato una trasmissione
proprio sulla beatificazione. Ricordo che ho visto Papa Benedetto XVI che portava
la reliquia… E come mi ero svegliata, mi sono nuovamente addormentata. Alle 8 del
mattino mi risveglio, ma avvertii che era un risveglio diverso: ho sentito una voce,
nella mia stanza, che mi diceva 'Alzati!'. Io ero molto sorpresa, ho dato uno sguardo
intorno e mi sono detta: 'Oh Dio mio, io sono sola!'. E continuavo a sentire questa
voce che mi diceva: 'Alzati!'. E continuava a ripetermi 'Alzati! Non aver paura!'.
Immediatamente i miei occhi sono andati su una rivista che era sopra la televisione
e che era uscita per la beatificazione di Giovanni Paolo II… C’era Giovanni Paolo
II con le mani alzate come fosse un quadro… E le sue mani si sollevavano come a dirmi
di alzarmi. E io risposi: 'Sì, Signore!'. E da quel giorno sto in piedi! Il Signore,
quel giorno, mi ha tolto la paura, mi ha tolto l’agonia e mi ha donato una pace, una
pace che mi ha dato la certezza che ero sana!”.