Mons. Adoukonou: i futuri Santi Wojtyla e Roncalli avevano l'Africa nel cuore
Il continente africano e la sua Chiesa sono stati al centro dell’attenzione sia di
Giovanni XXIII che di Giovanni Paolo II. È quanto ha messo in luce, al microfono di
Davide Maggiore, mons. Barthélémy Adoukonou, segretario del Pontificio
Consiglio della Cultura, parlando a margine dell’incontro internazionale “La Chiesa
in Africa, dal Concilio Vaticano II al Terzo Millennio”, organizzato (il 24 e 25 aprile)
presso la Pontificia Università Urbaniana:
R. - Giovanni
XXIII, convocando il Concilio, nel suo primo discorso, ha detto chiaramente che una
cosa è il contenuto, un’altra sono le forme tramite le quali il contenuto si trasmette.
Quindi ha aperto l’area della interculturalità reale. La Chiesa, nata interculturale,
si trova oggi realmente a svolgere la sua vocazione. Papa Giovanni XXIII è stato il
Papa della pace, il Papa dell’educare e quello che ha riconosciuto la dignità dell’uomo
africano, la dignità della cultura africana per primo.
D. - Per l’Africa Giovanni
Paolo II ha avuto un’attenzione particolare, compiendo 16 viaggi nel continente, tra
il 1980 e il 2000. In particolare nel 1992 visitando l’isola senegalese di Gorée da
cui partivano le navi cariche di schiavi, ha pronunciato delle parole emblematiche…
R.
- Giovanni Paolo II è stato il Papa che ci ha chiamati ad essere attenti a vivere
la nostra storia. Quindi è andato a Gorée per chiedere perdono a Dio per questa distruzione
dell’essere umano. Così facendo ha aperto veramente, per noi, l’area - diciamo - della
presa di coscienza. Ci ha anche insegnato a fare la teologia partendo dalla vita,
partendo dalla storia. Ha insistito sulla necessità di prendere in mano il nostro
destino.
D. - Parlando di cultura e inculturazione, di cui entrambi i Papi
hanno sottolineato l’importanza, è essenziale fare riferimento al Concilio Vaticano
II: qual è stata, più in generale, la sua importanza per l’Africa?
R. - Il
contributo del Concilio per lo sviluppo dell’Africa viene dal fatto che le nostre
indipendenze africane sono state concesse o guadagnate proprio nel tempo in cui il
Concilio si svolgeva. La Chiesa ha saputo accompagnare la nascita di nuove nazioni
africane e i vescovi che furono nominati erano così impegnati, nel far sorgere queste
nazioni, che veramente la Chiesa ha portato il massimo contributo al nostro essere
anche nazione. Mentre l’Africa, facendo il suo sforzo di inculturazione, ha cominciato
anche a dare in modo visibile alla Chiesa tante ricchezze e tanti valori culturali
africani, ma anche l’impegno per essere nel mondo moderno un partner di qualità nel
dialogo tra le culture, nel dialogo per la giustizia e la pace. La Chiesa africana,
in questo momento, sta dando anche una risposta di fede: avete portato la fede a noi
e noi portiamo, anche oggi, Cristo a voi!