2014-04-24 14:35:11

Mons. Adoukonou: i futuri Santi Wojtyla e Roncalli avevano l'Africa nel cuore


Il continente africano e la sua Chiesa sono stati al centro dell’attenzione sia di Giovanni XXIII che di Giovanni Paolo II. È quanto ha messo in luce, al microfono di Davide Maggiore, mons. Barthélémy Adoukonou, segretario del Pontificio Consiglio della Cultura, parlando a margine dell’incontro internazionale “La Chiesa in Africa, dal Concilio Vaticano II al Terzo Millennio”, organizzato (il 24 e 25 aprile) presso la Pontificia Università Urbaniana: RealAudioMP3

R. - Giovanni XXIII, convocando il Concilio, nel suo primo discorso, ha detto chiaramente che una cosa è il contenuto, un’altra sono le forme tramite le quali il contenuto si trasmette. Quindi ha aperto l’area della interculturalità reale. La Chiesa, nata interculturale, si trova oggi realmente a svolgere la sua vocazione. Papa Giovanni XXIII è stato il Papa della pace, il Papa dell’educare e quello che ha riconosciuto la dignità dell’uomo africano, la dignità della cultura africana per primo.

D. - Per l’Africa Giovanni Paolo II ha avuto un’attenzione particolare, compiendo 16 viaggi nel continente, tra il 1980 e il 2000. In particolare nel 1992 visitando l’isola senegalese di Gorée da cui partivano le navi cariche di schiavi, ha pronunciato delle parole emblematiche…

R. - Giovanni Paolo II è stato il Papa che ci ha chiamati ad essere attenti a vivere la nostra storia. Quindi è andato a Gorée per chiedere perdono a Dio per questa distruzione dell’essere umano. Così facendo ha aperto veramente, per noi, l’area - diciamo - della presa di coscienza. Ci ha anche insegnato a fare la teologia partendo dalla vita, partendo dalla storia. Ha insistito sulla necessità di prendere in mano il nostro destino.

D. - Parlando di cultura e inculturazione, di cui entrambi i Papi hanno sottolineato l’importanza, è essenziale fare riferimento al Concilio Vaticano II: qual è stata, più in generale, la sua importanza per l’Africa?

R. - Il contributo del Concilio per lo sviluppo dell’Africa viene dal fatto che le nostre indipendenze africane sono state concesse o guadagnate proprio nel tempo in cui il Concilio si svolgeva. La Chiesa ha saputo accompagnare la nascita di nuove nazioni africane e i vescovi che furono nominati erano così impegnati, nel far sorgere queste nazioni, che veramente la Chiesa ha portato il massimo contributo al nostro essere anche nazione. Mentre l’Africa, facendo il suo sforzo di inculturazione, ha cominciato anche a dare in modo visibile alla Chiesa tante ricchezze e tanti valori culturali africani, ma anche l’impegno per essere nel mondo moderno un partner di qualità nel dialogo tra le culture, nel dialogo per la giustizia e la pace. La Chiesa africana, in questo momento, sta dando anche una risposta di fede: avete portato la fede a noi e noi portiamo, anche oggi, Cristo a voi!







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