2014-04-23 12:35:12

Jakarta. Conferenza sui boat people: chiesto più impegno internazionale


Si è concluso ieri nella capitale indonesiana Jakarta, dopo due giorni di comunicazioni e colloqui, il seminario internazionale sulla Protezione dei movimenti irregolari di persone sul mare che ha raccolto e coordinato funzionari provenienti da 14 Paesi (tra i quali Indonesia, Malesia, Iran, Bangladesh, Australia, Cambogia, Thailandia Nuova Zelanda e Pakistan), oltre che di diverse organizzazione internazionali, incluse, oltre all’Alto Commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr), anche l’Organizzazione internazionale delle migrazioni e l’Ufficio Onu per le droghe e il crimine (Unodc). Il fenomeno, infatti - riferisce l'agenzia Misna - ha una molteplicità di ragioni e rotte e coinvolge necessità, ma anche organizzazioni capillari e potenti. A questo proposito, ai delegati gli organizzatori hanno chiesto di proseguire sulla via indicata dalla Dichiarazione di Jakarta dell’agosto 2013 che ha al centro prevenzione, individuazione tempestiva e repressione.

Per questo, l’evento ha segnalato ai partecipanti la necessità di far proseguire le iniziative avviate, ma ancor più concretizzarne di nuove e di più efficaci al fine di creare risposte standard a una vasta gamma di possibilità d’intervento, in particolare nelle situazioni di emergenza.

Il seminario si è tenuto in un tempo di rinnovata tensione tra Indonesia e Australia sulle modalità con cui affrontare il flusso di irregolari in transito dal primo Paese per raggiungere il secondo e chiedervi asilo in attesa di una ricollocazione. Un elemento centrale ormai nei rapporti tra le due diplomazie. In concreto, il disaccordo sulle responsabilità e sulle competenze che riguarda un flusso di persone in buona parte provenienti dal Medio Oriente, ma sempre più anche da aree di conflitto dell’Africa orientale o settentrionale, oltre che dal Sud-Est asiatico, che si imbarcano dalle coste indonesiane per l’ultimo tratto verso un approdo australiano mentre Canberra ha ormai chiuso le porte a ogni arrivo non regolamentato e attua una politica di detenzione in aree offshore per quanti sono fermati, risulta in politiche altalenanti e pericolose per la sicurezza dei migranti. (R.P.)







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