Nuovi sbarchi d'immigrati in Sicilia. Mons. Montenegro: non c'è futuro con le porte
chiuse
Continuano gli arrivi dei migranti sulle coste italiane. Nel porto di Augusta sono
sbarcate oggi le 321 persone soccorse dalla nave militare San Giorgio. Altre ottocento
erano invece giunte alla viglia di Pasqua a Pozzallo. Numeri alti, che mettono in
crisi i centri di accoglienza siciliani, nello stesso centro di Pozzallo, che ne potrebbe
ospitare 180, ve ne sono un centinaio in più. Servizio di Francesca Sabatinelli:
Il problema
per noi non è la sicurezza, ma con cifre così alte è difficile il controllo. Il sindaco
di Pozzallo, Luigi Ammatura, guarda con preoccupazione ai possibili arrivi
in massa di migranti, ma esprime in pieno il sentire dei suoi concittadini: “persone
ospitali e solidali” li descrive il primo cittadino, pronte ad aprirsi ai nuovi arrivati.
L’unica preoccupazione è l’impatto che gli sbarchi potrebbero avere sulla stagione
turistica ormai alle porte, è vero però che per i pozzallessi la parola d’ordine è
accoglienza:
R. – Dal primo di gennaio ad oggi sono passati da Pozzallo 5 mila-6
mila migranti, non possiamo dire si tratti di una normale accoglienza. Quello che
mi preoccupa di più sono le dichiarazioni del ministro Alfano che prevede ve ne siano
circa 600 mila pronti a partire. Quindi sono seriamente preoccupato, perché non so
se riusciremo ad attuare questa politica dell’accoglienza e dell’integrazione qui
a Pozzallo. Di questo si tratta, infatti. Mentre a livello nazionale ci sono schermaglie
tra la Lega, Forza Italia e il ministro Alfano, noi facciamo i fatti: siamo per la
politica dell’accoglienza e dell’integrazione. I miei concittadini sono ospitali,
accoglienti, solidali. Vi porto un esempio: il giorno di Pasqua, a mezzogiorno, quando
in piazza c’è l’incontro tra la Madonna e il Gesù Risorto, il Gesù Risorto è stato
portato a spalla da tanti migranti di religione cattolica. Vi lascio immaginare quali
siano stati gli applausi dei miei concittadini nei confronti di questi ragazzi, che
sono persone perbene, laureati, diplomati e che si comportano benissimo. Ci vuole
poco per un cittadino pozzallese ad accogliere una persona e farla sentire una dei
nostri. I numeri ci preoccupano, ma non l’arrivo di queste persone. Non so, infatti,
se riusciremo a dare ospitalità a tutti. Noi vogliamo essere ospitali nel migliore
dei modi possibile. Non so dire se sia un male o un bene quest’operazione Mare Nostrum,
sicuramente ha portato molte più persone degli anni precedenti, ma ha evitato delle
sciagure in mare, con la perdita di vite umane.
D. – Chi sono le persone arrivate
da voi nelle ultime ore?
R. – Nelle ultime ore sono arrivati 800 eritrei, anche
se generalmente arrivano persone dal Mali, dal Ghana, dalla Siria e tantissimi minori
non accompagnati. Il mio Ufficio di Gabinetto ha il compito di mandarli in strutture
accreditate in tutta Italia. Ormai queste strutture sono sature e non può immaginare
le telefonate durante il giorno per cercare di accompagnarli e metterli in strutture
convenzionate. Io vado tutti i giorni al Centro di accoglienza, parlo con questi ragazzi
e tutti mi dicono che non vogliono rimanere in Italia, vogliono andare in Francia,
in Svizzera, in Germania e in Norvegia. E queste persone devono avere la possibilità
di potere andare in tutti i Paesi della Comunità europea. Essere liberi non significa
avere un letto o un pasto, ma la possibilità di realizzare un sogno, e noi questo
sogno vogliamo farglielo realizzare in Europa.
Dopo gli ultimi sbarchi, la
Lega e una parte di Forza Italia si sono scagliate contro l’operazione Mare Nostrum,
definita “un irresistibile richiamo per i clandestini” e “un fallimento per tutti”.
In realtà, spiega mons.Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento
e presidente della Commissione episcopale per le migrazioni della Cei, “dovremmo finire
di meravigliarci di questi arrivi”:
R. – La storia ci dice come le emigrazioni,
quando sono di questa portata, è difficile che si fermino. Tutti dovremmo dire che
l’emergenza non c’è più, ormai è storia di ogni giorno. Per i credenti è una storia
da leggere con gli occhi della Bibbia: la storia del deserto per noi diventa la storia
del mare e il popolo ebraico che cerca la Terra Promessa, sono questi popoli che vengono
a bussare alle nostre porte. Noi credenti sappiamo come si conclude: con la Terra
Promessa e noi oggi diventiamo strumenti di questa storia di Dio. Che ci sia l’accoglienza
è visibile da parte di tutti, anche lo sgomento, perché essendo grossi numeri, e non
sempre la gestione di questi numeri è fatta nel modo migliore, è chiaro che crea apprensione:
la gente non sa cosa fare, come fare, anche se ha voglia di aiutare. E allora è richiesta
un’organizzazione diversa, una capacità politica diversa, un’Europa che guardi davvero
da questo lato e dia delle risposte, le più giuste, le più congrue e le più legittime.
D.
– Ed ora la polemica è, almeno da parte di alcune forze politiche, nei confronti dell’operazione
"Mare Nostrum". Lei come la valuta?
R. – Se "Mare Nostrum" fosse stata lì per
difendere le nostre coste sarebbe stato sbagliato. Io dico sempre che il vento non
si può fermare, quando c’è il vento lo sentiamo comunque. E questo vento di gente
che arriva qui nessuno potrà fermarlo. O ci attrezziamo, dunque, per dare accoglienza,
oppure siamo perdenti. Non possiamo pensare ad un futuro con le porte chiuse. E’ strano
che la globalizzazione preveda spostamenti di capitali, spostamenti di merci, ma non
preveda spostamenti di uomini. E’, allora, una globalizzazione monca. Non possiamo
chiudere gli occhi, dicendo non vogliamo nessuno, ma dobbiamo attrezzarci per la loro
presenza e per lo smistamento. Molti, infatti, non vogliono restare in Italia ed è
risaputo che se ne vogliono andare altrove. Attrezziamoci allora, perché possano andare
dove vogliono. Credo che questo darà anche la possibilità di un futuro più sereno.
Come per Cristo la tomba durò soltanto tre giorni, dopo di che la pietra fu tolta,
che anche certe tombe dei nostri cuori possano vedere tolta la loro pietra e quindi
rivedere la luce; che chi arriva qui possa non ripetere l’esperienza del Cristo, che
quando volle nascere, finì in una mangiatoia, perché non c’era posto per lui; che
finalmente questa storia cambi. E questa storia può cambiare se la Chiesa e le istituzioni,
la politica, insieme, allargheranno i cuori, interrogandosi sul futuro, e riuscendo
a trovare, anche in questi uomini, una risposta ad un futuro diverso.