270 morti in Siria, mentre si discute delle elezioni indette da Assad
Continuano i combattimenti in Siria e, secondo l'opposizione, nella giornata di ieri
ci sono stati 270 morti. Intanto la decisione del regime di Assad di tenere elezioni
presidenziali per il prossimo 3 giugno è stata criticata dalla comunità internazionale
e dall’opposizione. Dagli Stati Uniti è arrivata anche una nuova accusa al governo
sull’uso di armi chimiche. Si torna a parlare di padre Paolo dall’Oglio, rapito nello
scorso luglio. Il servizio di Davide Maggiore:
Il voto in Siria
potrebbe compromettere la possibilità di una “soluzione politica” e “non è coerente”
conla transizione democratica auspicata dal comunicato di Ginevra. Così, dopo l’opposizione,
anche il Palazzo di Vetro critica la decisione di Assad: sulla stessa linea Unione
europea e Stati Uniti. Washington ha inoltre parlato di “indicazioni” dell’uso di
armi chimiche, probabilmente cloro, da parte dei governativi, questo mese nel villaggio
di Kfar Zeita. Chiedono invece riserbo le autorità italiane sulla vicenda di padre
Paolo dall’Oglio: il gesuita, secondo informazioni circolate ieri, sarebbe vivo e
in mano ai qaedisti dello Stato Islamico d’Iraq e del Levante. Nessuna notizia, al
contrario, dei due vescovi ortodossi di Aleppo, rapiti esattamente un anno fa. Intanto
continua l’emergenza umanitaria, che è stata ricordata da Papa Francesco nel messaggio
Urbi et Orbi. Su questo, al microfono di Cecilia Seppia, il nunzio apostolico
a Damasco, mons. Mario Zenari:
“Le Nazioni Unite hanno suonato il campanello
di allarme - per esempio - nel quartiere palestinese di Yarmouk. E poi non parliamo
di Homs e di altri quartieri o villaggi! Direi che questa è una cosa che non possiamo
accettare! Gli aiuti sono pronti, sono lì alle porte di questi villaggi e di questi
quartieri e per mancanza di sicurezza le agenzie umanitarie non possono entrare!”