Sud Sudan: centinaia di civili uccisi in nuovi attacchi dei ribelli
La notizia di un nuovo massacro arriva dal Sud Sudan, dove le truppe fedeli al presidente
Salva Kiir si scontrano, da dicembre, con i ribelli guidati dal suo ex-vice Riek Machar.
Secondo la missione delle Nazioni Unite nel Paese, centinaia di persone sono state
uccise dagli insorti nei giorni scorsi, durante la presa di Bentiu, capoluogo dello
stato di Unity e importante centro petrolifero. Il servizio di Davide Maggiore:
È una vera e
propria carneficina durata due giorni quella denunciata dall’Onu, secondo cui i ribelli,
una volta conquistata la città, avrebbero preso d’assalto i luoghi dove centinaia
di civili, anche stranieri, si erano rifugiati: in una moschea i morti sono stati
circa 200 e i feriti il doppio. Episodi simili sono avvenuti anche in edifici abbandonati
del Programma alimentare mondiale, nell’ospedale di Bentiu e in una chiesa cattolica.
Le Nazioni Unite hanno parlato di “uccisioni mirate”, avvenute sulla base dell’etnia
e della nazionalità, condannando l’uso da parte di “persone legate all’opposizione”di
una radio locale per diffondere “messaggi d’odio”. A subirne le conseguenze non sono
stati però solo i Dinka, appartenenti al gruppo etnico del presidente Kiir, ma anche
quei Nuer - popolazione di cui fa parte il leader anti-governativo Machar - che non
avevano acclamato i ribelli entrati in città. Raisedon Zenenga, alto funzionario dell’Onu
in Sud Sudan, ha auspicato che venga aperta un’indagine sui fatti, e che i colpevoli
del massacro siano “chiamati a risponderne”. Ma la guerra continua, e i ribelli hanno
dichiarato che, dallo stato di Unity, stanno avanzando su quello confinante di Warrap.