2014-04-21 13:38:24

Il card. Comastri: anche dal cielo, Giovanni Paolo II freme per fare del bene e portarci a Gesù


Come ha fatto Giovanni Paolo II a ritornare in Piazza San Pietro dopo l’attentato? E come ha vissuto gli ultimi momenti prima della morte? Le risposte a questi due interrogativi ci dicono molto della santità di Karol Wojtyla. Ne è convinto il cardinale Angelo Comastri, vicario generale del Papa per la Città del Vaticano, che in questa intervista di Alessandro Gisotti racconta anche dello straordinario amore di Giovanni Paolo II per la Vergine Maria:RealAudioMP3

R. – Ho avuto il mio primo incontro con Giovanni Paolo II in occasione della mia nomina a vescovo. Erano passati quasi dieci anni dall’attentato e ricordo che quando mi trovai a tu per tu con Giovanni Paolo II ero molto emozionato. Ad un certo punto, ebbi come una specie di nebbia totale; non mi venne in mente nessuna domanda. Ricordo che il Papa mi disse: “Ma lei è molto emozionato! Mi chieda qualcosa”. Ad un certo punto, dissi: “Vediamo, posso domandargli: come ha fatto a ritornare in Piazza San Pietro dopo l’attentato?”. Mi venne questa domanda. E ricordo che Giovanni Paolo II, alzò lo sguardo, mi guardò, sorrise e mi disse: “Beh, non è stato facile”. E io gli dissi: “Ma non ha avuto paura?” E lui mi rispose: “Certo che ho avuto paura. Ma si ricordi che i coraggiosi non sono quelli che non hanno paura, ma sono quelli che pur avendo paura, vanno avanti per portare avanti la loro missione”. E aggiunse: "Dopo l’attentato mi consigliarono di portare un giubbotto antiproiettile sotto la veste … Non ho voluto. La mia vita è nelle mani di Dio”.

D. - Quanto ha influito l’amore filiale di Karol Wojtyla per Maria sulla testimonianza di santità?

R. – Giovanni Paolo II ha confidato di avere scoperto la devozione a Maria durante la sua giovinezza. In un primo momento gli sembrò che la devozione alla Madonna - in qualche modo – offuscasse il primato di Cristo. Poi, leggendo il Trattato della vera devozione a Maria di San Luigi Maria Grignion de Montfort, capì che Maria non allontana da Gesù; Maria conduce a Gesù. E disse anche che Gesù stesso ci ha indicato questa via, la via di Maria, quando dall’alto della Croce ha detto a Giovanni: “Giovanni, ecco tua madre” e a Maria: “Ecco tuo figlio”. Gesù ci ha indicato Maria come via per andare a Lui perché Maria è per definizione l’obbediente; è colei che dice . E accanto a Maria, guardando Maria, si impara lo stile del . Allora quel Totus Tuus, il programma di Giovanni Paolo II vuol dire: “Maria, sono tutto tuo per andare da Gesù”.

D. - Lei è stato vicino a Karol Wojtyla negli ultimi momenti della sua vita terrena. Anche nel modo in cui ha affrontato la prova ultima si è vista la santità di Giovanni Paolo II …

R. - Ho un ricordo vivissimo dell’ultimo incontro che ho avuto con lui: era il primo aprile 2005, il giorno prima della sua morte. Ricordo che feci tutto di corsa: arrivo nel Cortile San Damaso, prendo l’ascensore, arrivo nell’appartamento del Papa e trovo don Stanislao che mi introduce per la prima volta in vita mia nella camera del Papa. Trovo il Papa seduto, appoggiato su dei cuscini mentre un medico insufflava ossigeno perché aveva continue crisi di asfissia. Allora gli dissi: “Padre santo, ho appena iniziato il servizio a cui mi ha chiamato, mi dia la sua benedizione”. E vedo la mano destra del Papa, fuori dalle lenzuola, molto gonfia, alzarsi per benedire e cade… La alza e cade e allora dico: “Padre santo, guardi la benedizione è già uscita dal cuore; a me basta così”. Questo è il più bel ricordo che porto con me. Allora mi fissò con gli occhi. Vedo ancora quegli occhi che mi guardano; gli occhi sereni, limpidi … Mi ricordo che uscii dall’appartamento del Papa e mi chiedevo da dove nascesse quella serenità: nasceva dal fatto che era sicuro di andare incontro al Signore. Ma per me c’era anche un altro motivo: era convinto di avere speso totalmente la sua vita per il Signore. Quel Totus Tuus l’aveva pienamente realizzato: tutto di Maria per Gesù.

D. - Lei negli anni ha potuto leggere, raccogliere tanti dei migliaia di bigliettini degli ex voto lasciati dai fedeli di tutto il mondo alla tomba di Giovanni Paolo II. Cosa la colpiva di queste testimonianze?

R. - Quello che mi colpiva era che erano tutte orientate in una doppia direzione: o erano famiglie che ringraziavano il Papa per l’esempio, le parole, la testimonianza che aveva dato, oppure erano giovani che lo ringraziavano per l’entusiasmo che aveva acceso in loro. E questi sono in un certo senso i due amori di Giovanni Paolo II: la famiglia e i giovani. È stato lui a dire: “Ecco, io vorrei essere ricordato come il Papa della famiglia”; ma nello stesso tempo lo ricordiamo tutti come il Papa dei giovani. Del resto le Giornate Mondiali della Gioventù sono una sua invenzione per raccogliere i giovani e accenderli di entusiasmo nel seguire Gesù.

D. – Adesso che tutti potremo pregarlo come Santo, come cambierà la relazione tra i fedeli e Giovanni Paolo II?

R. – Rispondo dall’alto, poi vengo al basso. Dall’alto mi viene in mente un’affermazione di Santa Teresa di Lisieux che due mesi prima di morire confidò: “Io passerò il mio Cielo a fare del bene sulla terra”. Credo che Papa Giovanni Paolo II, che ha amato tanto la Chiesa, i giovani, le famiglie, l’umanità, viva il suo Cielo fremendo come quando era vivo nel desiderio di fare qualcosa, di fare del bene, di portare la gente a Gesù. Quindi in lui c’è sicuramente questa passione, questo desiderio, perché in Cielo il bene si amplifica. Dall’altra parte, lo ricordiamo come un Papa che ha dato una grande testimonianza di fede, un grande coraggio nella fede. A me quello che impressionava di Giovanni Paolo II era proprio questo coraggio, la forza per andare avanti, per vincere ogni paura, come quando il 22 ottobre del 1978, inaugurando il Pontificato in Piazza San Pietro disse: “Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! Cristo sa cosa c’è nel cuore dell’uomo, Lui solo lo sa!”. Queste parole Non abbiate paura, spalancate le porte a Cristo credo siano il ricordo più bello di Giovanni Paolo II. Potrei immaginarlo come una freccia, una segnaletica che dice: “Andate da Gesù”.







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