Ucraina. Manca la piena intesa sull'attuazione dell'accordo di Ginevra. Usa: prossimi
giorni cruciali
Crisi in Ucraina. Non c'è ancora piena intesa sugli accordi siglati a Ginevra giovedì
tra Russia, Stati Uniti, Ue e Ucraina. Il segretario di Stato americano Kerry, in
una telefonata al ministro degli Esteri russo Lavrov, insiste che i prossimi giorni
saranno cruciali affinchè tutti rispettino gli impegni presi. Dal canto suo il governo
ad interim di Kiev, tenta di arginare le occupazioni dei ribelli filorussi nell’est,
promettendo l’avvio di riforme per un ampio decentramento dei poteri e uno status
speciale per la lingua russa.Il servizio di Gabriella Ceraso:
La Russia non
e' la sola responsabile del rispetto degli accordi di Ginevra sull'Ucraina, il ruolo
è collettivo. Il portavoce del Cremlino Peskov replica così alla pressione e allo
scetticismo degli Stati Uniti e alle minacce di reiterate sanzioni da parte dell’Unione
europea, se Mosca non collaborerà concretamente al disarmo e alla descalation previsti
nei patti siglati giovedì nel cuore del vecchio continente. Per ora non c’è traccia
neanche del disarmo dei gruppi armati illegali, della liberazione degli edifici occupati
e dunque del ripristino della sicurezzanel Paese. Infatti i separatisti filorussi
dell’est non firmatari a Ginevra, non se ne sentono vincolati e restano al loro posto
a cominciare da Donetsk, pretendendo un referendum sull'autonomia. Mosca conferma
di avere schierate truppe al confine pur augurandosi di non farle intervenire tranne
in caso del deteriorarsi della situazione e Kiev dal canto suo annuncia che l'operazione
militare contro i ribelli "prosegue". Il governo ad interim del premier Iatseniuk
tenta però anche la strada della distensione promettendo una riforma costituzionale
che "rafforzera' i poteri delle regioni" e l’assegnazione ai consigli regionali,municipali
e distrettuali del potere di decidere sullo status di lingua ufficiale al russo o
ad altre lingue locali.
Dunque nonostante il lavoro della diplomazia lo spettro
di un intervento militare in Ucraina da parte della Russia non sembra del tutto escluso,
a confermarlo anche lo schieramento di truppe lungo il confine, ammesso dal Cremlino.
Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di Nona Mikhelidze ricercatrice
presso l’Istituto Affari Internazionali:
R. - Innanzitutto
una precisazione: l’opzione militare non è più sul tavolo delle discussioni non dall’incontro
a Ginevra, ma da prima. La Russia non voleva uno scontro militare diretto nell’Est
Ucraina; forse in Crimea, l’obiettivo della Russia era portare avanti una situazione
di instabilità. Per questo motivo i militari russi rimangono sul confine ucraino.
D.
- Perché la Russia continua a creare questa situazione?
R. - Perché l’obiettivo
principale è raggiungere il cambiamento costituzionale in Ucraina e aver garanzie
che il Paese diventi uno Stato federale.
D. - Perché questo aprirebbe delle
condizioni particolari in relazione agli Stati dell’Est, quelli più vicini alla Russia?
R.
– Si, eventuali Stati federali in Ucraina avrebbero diritto di esercitare una sorta
di veto sulla politica estera; quindi – eventualmente - la parte Est del Paese potrebbe
in questo modo prevenire l’integrazione, la collaborazione o una maggiore partnership
con l’Unione Europea.
D. - Come giudica – comunque – l’accordo di Ginevra anche
in vista delle elezioni presidenziali che ci saranno in Ucraina il 25 maggio prossimo?
R.
- Se tutte le parti rispetteranno gli accordi, forse le elezioni potranno svolgersi
regolarmente, tutto questo a condizione che i russi mantengano la parola, quindi
non diano più assistenza ai cosiddetti ribelli dell’Ucraina dell’Est, e che l’Ucraina
riesca ad organizzare le elezioni presidenziali con la partecipazione di tutto il
Paese - non solo la parte occidentale -. Nel caso in cui non riuscissero ad organizzare
le elezioni nell’Ucraina dell’Est, sia la popolazione russa che Mosca stessa, potrebbero
denunciare l’illegittimità dell’esito o della consultazione.
D. - Ma in questa
situazione l’Europa sembra defilata …
R. - Secondo me l’Europa non ha mai avuto
una vera strategia di azione in Europa dell’Est; non l’ha avuta cinque anni fa, quando
ha iniziato le negoziazioni sull’accordo di associazione con l’Ucraina, né adesso
su come affrontare la crisi. La mia sensazione è che l’approccio dell’Unione Europea
è quello del cosiddetto Wait and see, vedere ed aspettare. Quindi sembra più
un attore reattivo che strategico.
D. - Quindi praticamente la partita è giocata
tra Stati Uniti e Russia? R. – Sì, però aggiungo che neanche gli Stati Uniti sembrano
avere una visione ben definita di cosa vogliono fare in Ucraina a lungo termine.