2014-04-19 08:17:50

Ucraina. Manca la piena intesa sull'attuazione dell'accordo di Ginevra. Usa: prossimi giorni cruciali


Crisi in Ucraina. Non c'è ancora piena intesa sugli accordi siglati a Ginevra giovedì tra Russia, Stati Uniti, Ue e Ucraina. Il segretario di Stato americano Kerry, in una telefonata al ministro degli Esteri russo Lavrov, insiste che i prossimi giorni saranno cruciali affinchè tutti rispettino gli impegni presi. Dal canto suo il governo ad interim di Kiev, tenta di arginare le occupazioni dei ribelli filorussi nell’est, promettendo l’avvio di riforme per un ampio decentramento dei poteri e uno status speciale per la lingua russa.Il servizio di Gabriella Ceraso:RealAudioMP3

La Russia non e' la sola responsabile del rispetto degli accordi di Ginevra sull'Ucraina, il ruolo è collettivo. Il portavoce del Cremlino Peskov replica così alla pressione e allo scetticismo degli Stati Uniti e alle minacce di reiterate sanzioni da parte dell’Unione europea, se Mosca non collaborerà concretamente al disarmo e alla descalation previsti nei patti siglati giovedì nel cuore del vecchio continente. Per ora non c’è traccia neanche del disarmo dei gruppi armati illegali, della liberazione degli edifici occupati e dunque del ripristino della sicurezzanel Paese. Infatti i separatisti filorussi dell’est non firmatari a Ginevra, non se ne sentono vincolati e restano al loro posto a cominciare da Donetsk, pretendendo un referendum sull'autonomia. Mosca conferma di avere schierate truppe al confine pur augurandosi di non farle intervenire tranne in caso del deteriorarsi della situazione e Kiev dal canto suo annuncia che l'operazione militare contro i ribelli "prosegue". Il governo ad interim del premier Iatseniuk tenta però anche la strada della distensione promettendo una riforma costituzionale che "rafforzera' i poteri delle regioni" e l’assegnazione ai consigli regionali,municipali e distrettuali del potere di decidere sullo status di lingua ufficiale al russo o ad altre lingue locali.

Dunque nonostante il lavoro della diplomazia lo spettro di un intervento militare in Ucraina da parte della Russia non sembra del tutto escluso, a confermarlo anche lo schieramento di truppe lungo il confine, ammesso dal Cremlino. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di Nona Mikhelidze ricercatrice presso l’Istituto Affari Internazionali:RealAudioMP3

R. - Innanzitutto una precisazione: l’opzione militare non è più sul tavolo delle discussioni non dall’incontro a Ginevra, ma da prima. La Russia non voleva uno scontro militare diretto nell’Est Ucraina; forse in Crimea, l’obiettivo della Russia era portare avanti una situazione di instabilità. Per questo motivo i militari russi rimangono sul confine ucraino.

D. - Perché la Russia continua a creare questa situazione?

R. - Perché l’obiettivo principale è raggiungere il cambiamento costituzionale in Ucraina e aver garanzie che il Paese diventi uno Stato federale.

D. - Perché questo aprirebbe delle condizioni particolari in relazione agli Stati dell’Est, quelli più vicini alla Russia?

R. – Si, eventuali Stati federali in Ucraina avrebbero diritto di esercitare una sorta di veto sulla politica estera; quindi – eventualmente - la parte Est del Paese potrebbe in questo modo prevenire l’integrazione, la collaborazione o una maggiore partnership con l’Unione Europea.

D. - Come giudica – comunque – l’accordo di Ginevra anche in vista delle elezioni presidenziali che ci saranno in Ucraina il 25 maggio prossimo?

R. - Se tutte le parti rispetteranno gli accordi, forse le elezioni potranno svolgersi regolarmente, tutto questo a condizione che i russi mantengano la parola, quindi non diano più assistenza ai cosiddetti ribelli dell’Ucraina dell’Est, e che l’Ucraina riesca ad organizzare le elezioni presidenziali con la partecipazione di tutto il Paese - non solo la parte occidentale -. Nel caso in cui non riuscissero ad organizzare le elezioni nell’Ucraina dell’Est, sia la popolazione russa che Mosca stessa, potrebbero denunciare l’illegittimità dell’esito o della consultazione.

D. - Ma in questa situazione l’Europa sembra defilata …

R. - Secondo me l’Europa non ha mai avuto una vera strategia di azione in Europa dell’Est; non l’ha avuta cinque anni fa, quando ha iniziato le negoziazioni sull’accordo di associazione con l’Ucraina, né adesso su come affrontare la crisi. La mia sensazione è che l’approccio dell’Unione Europea è quello del cosiddetto Wait and see, vedere ed aspettare. Quindi sembra più un attore reattivo che strategico.

D. - Quindi praticamente la partita è giocata tra Stati Uniti e Russia?
R. – Sì, però aggiungo che neanche gli Stati Uniti sembrano avere una visione ben definita di cosa vogliono fare in Ucraina a lungo termine.







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