2014-04-19 14:50:58

Ucraina: Kiev concede una tregua ai separatisti dell'Est, accordo di Ginevra difficile da attuare


Il governo di Kiev ha offerto una "tregua pasquale" ai separatisti filorussi del Sud-Est dell'Ucraina sospendendo l'operazione militare lanciata nei giorni scorsi. Lo ha annunciato alla Bbc il ministro degli esteri Deschizia. Ma i ribelli restano negli edifici occupati in molte città e ribadiscono al governo ad interim di Kiev la richiesta di un referendum. “I prossimi giorni saranno cruciali affinché tutte le parti in causa applichino quanto previsto”, afferma, rivolto a Mosca, il segretario di Stato Usa Kerry. Il riferimento è al disarmo dei gruppi armati ritenuti illegali proprio nell’Ucraina dell’Est. Il Cremlino ribatte: "Nulla impedisce il miglioramento delle relazioni, ma non dipende solo da noi". Restano dunque le difficoltà nell'attuazione dell'accordo di Ginevra, come conferma - al microfono di Gabriella Ceraso - Germano Dottori, docente di Studi strategici all'Università Luiss Guido Carli di Roma:RealAudioMP3

R. - Ci sono dinamiche molto complesse che chiamano in causa non soltanto le grandi potenze che si siedono intorno a un tavolo e neanche soltanto i governi legittimi: ci sono gli attori sul terreno, ci sono le organizzazioni che sono sorte in questi mesi, capaci di dirottare la dinamica rispetto alle sedi internazionali. Ci vuole molto tempo! E’ importante che siano stati messi dei paletti, però non mi pare che in quel testo concordato a Ginevra fosse risolta la questione finale: l’assetto costituzionale dello Stato ucraino e il suo posizionamento internazionale. Fintanto che questa cosa resta indeterminata è molto difficile che il conflitto possa essere disinnescato.

D. - A questo proposito potrebbe essere il termine federazione, il termine chiave per il futuro assetto politico dell’Ucraina?

R. - Si discute proprio del livello di autonomia che dovrebbero avere le regioni dell’Est e che dovrebbero essere nella visione dei russofoni e di Mosca che li sostiene, capaci di dire la loro anche sulla politica estera dello Stato. In realtà alla fine è sempre la questione dell’allineamento internazionale che interessa Mosca, perché Mosca non vuole avere l’Unione Europea, né la Nato alle proprie frontiere; ma interessa anche i russofoni delle province orientali, perché se l’Ucraina viene in Occidente saranno le regioni occidentali del Paese e la capitale Kiev quelle che si svilupperanno maggiormente ed è chiaro che loro non ci stanno!

D. - Quanta parte ha il popolo ucraino in questa rivoluzione che, forse, porterà ad un nuovo assetto e quanto hanno voluto attori esterni ad Est e ad Ovest?

R. - Ci sono entrambe le cose: interagiscono! Comunque, nel precipitare questa crisi un ruolo importante lo hanno avuto alcuni Paesi dell’Unione Europea: sono sostanzialmente la Polonia, la Svezia, le tre Repubbliche Baltiche e da ultimo la Germania, molto più che non gli Stati Uniti. Non solo economia, ma molta politica dunque perché specialmente la Polonia è desiderosa di avere un cuscino di sicurezza molto profondo, che la allontani ancora di più dall’area di influenza della Russia.

D. - Quanto e quale può essere il ruolo - se chiave o meno - della presenza dell’Osce, proprio per risolvere la crisi ucraina?
R. - Significa fare appello ad una organizzazione internazionale paneuropea, in cui sono rappresentanti anche i russi e i Paesi più vicini ai russi. Quindi è di garanzia. Quello che potranno fare, non lo so! Diciamo che la loro funzione è soprattutto quella di garantire una testimonianza imparziale, che è una cosa che ha la sua importanza nell’esercitare una deterrenza nei confronti di chi vuol innescare un processo violento o comunque importante, perché permette di avere un occhio neutrale su quello che succede. E ce ne è molto bisogno oggi, lì!







All the contents on this site are copyrighted ©.