2014-04-19 14:59:58

Pubblicate le Meditazioni sulla Passione scritte da Susanna Tamaro: la Via Crucis è la via dell'amore


Un testo scritto per la Via Crucis, promossa dai giovani di Azione Cattolica che l’anno scorso, il Venerdì Santo sera, ha attraversato le vie di Trieste fino alla Cattedrale di San Giusto. E’ quello pubblicato solo di recente dall’editrice Bompiani e intitolato: “Via Crucis meditazioni e preghiere”. L’autrice è Susanna Tamaro alle prese per la prima volta con una produzione letteraria di questo tipo. Le riflessioni hanno accompagnato, durante l’anno, altre Via Crucis in diverse località. Ma che esperienza è stata per la Tamaro cimentarsi in questo lavoro? Ascoltiamo la scrittrice triestina al microfono di Adriana Masotti:RealAudioMP3

R. - Ho avuto molta ansia per questa esperienza, un’ansia da prestazione perché naturalmente, essendo credente, ho sempre pensato la Via Crucis come una delle massime espressioni di fede e di letteratura e mi è sempre sembrato un punto più o meno irraggiungibile. Ma poco prima della Pasqua dell’anno scorso, mi ha chiamato un sacerdote, mio amico, dicendomi: “Ti prego, scrivimi la Via Crucis per questa Pasqua, per i ragazzi, per il vescovo qui a Trieste”. Ed io: “Guarda, io provo a scriverla; però se non viene niente che io ritenga essere degno di essere letto, facciamo finta che non l’ho mai scritta”. La cosa è partita in questo modo. In fondo ci sembra di conoscere la Via Crucis da sempre, perché si conoscono tutti i passaggi dell’evento. Però andare ad indagare nei coni d’ombra, nelle parti nascoste, in quello che ancora non si è visto o non si è riuscito a mettere a fuoco è stata una grandissima esperienza spirituale e creativa. E penso anche che una Via Crucis scritta da una donna sia molto diversa rispetto a quella scritta da un uomo. Ad esempio, quando ho letto la parte in cui parlo del sangue della Madre e del Figlio a Lourdes questa estate, moltissime persone si sono commosse fino alle lacrime.

R. – Leggo il passo: “ … il sangue del Figlio e il sangue della Madre sono nuovamente uniti come al momento del parto”. Sì, si sente che è una donna che scrive. In generale io ho trovato nel suo testo un linguaggio molto realistico, umano, quotidiano che guarda alle debolezze, alle fragilità, alle aspirazioni di ogni uomo …

R. – Sì, credo che la sfida di questi tempi sia proprio parlare della fede con un linguaggio semplice, un linguaggio che tocca la quotidianità e la complessità della vita quotidiana contemporanea, altrimenti sembrerebbe una favola bella che non ci tocca, non ci coinvolge, magari pittoresca, che può commuoverci per motivi sentimentali, ma non ci riguarda. Credo che mettere in moto un linguaggio che spinga a sentire questo “mi riguarda” sia proprio il compito più importante in questo momento per chi vuole parlare di queste cose.

D. - Ad esempio, sempre nella stazione dell’incontro di Gesù con la Madre, è molto bella la preghiera a Maria perché si ritrova il senso alto della maternità e si capisca che amare è accogliere, non pretendere …

R. - Tutta la Via Crucis è molto incentrata sulla maternità, perché credo la maternità sia proprio quello che manca in questo tempo, l’idea che lo spirito della maternità è alla base di ogni rapporto di amore che è prendersi cura, voler far crescere l’altro, accettare le sconfitte nella crescita … Abbiamo molto bisogno di questo spirito di maternità, che non è desiderare un figlio a tutti i costi, ma capire la profondità dell’amore.

D. - Nel quadro di Simone di Cirene che porta la croce, lui obbedisce controvoglia ma questa obbedienza porta una novità nella sua vita …

R. - Certamente, ho pensato a tutte le volte in cui ci capita qualcosa che ci scoccia… ad esempio stiamo andando da qualche parte, siamo stanchi, e incontriamo qualcuno, succede qualcosa che ci fa perdere tempo o che ci sembra ci faccia perdere tempo. Poi invece questa frustrazione apparente ci apre qualcosa, una nuova dimensione, ci fa conoscere una parte di noi stessi che non conoscevamo.

D. - Ancora un esempio: Gesù che incontra le donne. Mi sembra che qui venga fuori l’importanza del pianto. E anche Papa Francesco ne ha parlato più di una volta …

R. - Finché non ci sono le lacrime, non c’è vera conversione. Finché si parla e basta “la lingua si muove da sola”, come diceva mia nonna. Però se la lingua è solo la lingua, se non c’è un abbandono del cuore, non si può mai dire che ci sia stato un vero cambiamento, secondo me. Avremmo un bisogno enorme di lacrime, perché solo le lacrime fanno un lavacro dello sguardo e ci fanno perdere tutto quel velo di grettezza, di chiusura, di paura che ci impedisce di vedere la realtà profonda intorno a noi.

D. - Mons. Giampaolo Crepaldi, il vescovo di Trieste, nella nota al volumetto scrive: “Susanna Tamaro ci fa scoprire che la Via Crucis è in definitiva la via della consolazione, dell’amore, della vita”. Qui si trova tutto il cuore …

R. - Certamente perché, c’è l’idea che la Via Crucis, il Venerdì Santo sia una giornata di tristezza … Sì è una giornata di tristezza, ma è una tristezza che prelude a qualcos’altro. Dobbiamo ricordarci sempre che il Venerdì Santo è la massima apertura della vita. Dunque dobbiamo togliere questo aspetto che rimane nell’immaginario di molti, un aspetto un po’ punitivo di deprivazione e portarlo invece sul discorso della vita e dell’ amore. Quando gli occhi si aprono ci si rende conto di questo: la realtà più forte, la realtà vincente è sempre e comunque l’amore.







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