Sud Sudan: 58 civili uccisi in un attacco alla base dei caschi blu, numerosi bambini
tra le vittime
Almeno 58 civili, rifugiati nella base Onu di Bor in Sud Sudan, sono rimasti uccisi
nell’attacco, giovedì, di un commando di uomini armati. Numerosi i bambini tra le
vittime. Si tratta della base nello Stato orientale di Jonglei, il più vasto e popoloso
ma anche tra i più instabili del Paese africano, sotto la sorveglianza di caschi blu
indiani e sud-coreani. Durissima la condanna espressa dal segretario generale dell'Onu,
Ban Ki-moon, che denuncia la “gravissima escalation di violenza” come “crimine di
guerra". Nel Sud Sudan, diventato uno Stato indipendente nel 2011, è scoppiato un
conflitto etnico tra le forze governative del presidente Salva Kiir, di etnia "dinka",
e quelle fedeli all'ex vicepresidente Riek Machar, di etnia "nuer". Fausta Speranza
ha intervistato Carla Bellani, di Pax Christi, impegnata da tempo in Sudan:
R. - Che la
situazione sia grave non è certo da adesso! Vari compound delle Nazioni Unite sono
stati già attaccati più volte e l’Onu è stato accusato di proteggere o di essere comunque
dalla parte governativa. Lo scambio di accuse reciproche è la cosa minore che può
succedere in una situazione del genere. A noi risulta che ci siano città conquistate
e riconquistate dalle parti opposte più di una volta!
D. - Vogliamo parlare
delle rivendicazioni e dei motivi della contesa?
R. - Le rivendicazioni e i
motivi della contesa sono di carattere storico, nel senso che la pace del 2005 e poi
l’indipendenza del Sud Sudan del 2011 non hanno risolto quelli che erano i problemi
storici e strutturali che esistevano tra il Nord e il Sud Sudan e in particolare la
questione del confine e la questione petrolifera, che è anche quella principale, ormai
all’ordine del giorno: infatti si combatte prevalentemente intorno ai pozzi petroliferi.
Questo la dice lunga su una delle cause importanti di questa guerra! L’altra causa
non risolta è la questione etnica e la difficile convivenza tra le etnie, che non
si è mai affrontata in modo complessivo, ma è stata più volte cavalcata dai vari signori
della guerra per rivendicare i loro privilegi o le loro mire egemoniche. Altra
causa è la povertà endemica di un Paese per il quale non è mai stato studiato un piano
di sviluppo che potesse portare ad una convivenza civile e pacifica: una pace e una
indipendenza senza sviluppo non è il presupposto per garantire una tranquilla convivenza
e un futuro sostenibile di pace nel Paese.