Iraq: Giovedì Santo del patriarca Sako con disabili ed emarginati cristiani e musulmani
Il Patriarca caldeo Louis Raphael Sako I ha celebrato il Giovedì Santo presso la "Casa
Beit 'Ania" a Baghdad, un centro gestito da alcune ragazze che ospita persone con
gravi disabilità, abbandonate, senza famiglia e portatori di handicap. Sua Beatitudine
- riferisce l'agenzia AsiaNews - ha visitato la struttura insieme al vescovo ausiliare
mons. Shlemon Warduni e altri otto sacerdoti, celebrando i riti della Coena Domini
con loro. Mar Sako ha compiuto il tradizionale rito della "lavanda dei piedi" a 12
persone, fra le quali vi erano due donne musulmane e una mandaita.
La "Casa
Beit 'Ania" è un centro nato nel 2000 su iniziative di due ragazze cristiane, Alhan
e Anwar, che hanno percorso a lungo le strade della capitale alla ricerca di persone
senza famiglia, sole e abbandonate. Grazie alla generosità dei fedeli, le due giovani
hanno potuto rilevare una casa e dar vita a una struttura che si occupa di queste
persone più sfortunate. Oggi è considerata un vera e propria "oasi di pace e di convivenza",
in grado di ospitare oltre 50 persone, uomini e donne, cristiani, musulmani e di altre
fedi religiose.
Nell'omelia Sua Beatitudine ha ricordato che "oggi stiamo celebrando
una vera Pasqua. Alhan e Anwar, come due discepoli di Gesù, hanno preparato ogni dettaglio
[per la funzione]". Mar Sako si è rivolto agli ospiti del centro sottolineando che
"voi avete bisogno del Signore. Nonostante la vostra condizione fisica o sociale,
voi siete vicini a Dio. E la Pasqua è per voi".
Riferendosi alla disabilità,
il patriarca caldeo ha quindi aggiunto che "siete capaci di trovare nel vostro handicap
una grande forza per vivere, con pace e gioia. Con la forza della Pasqua voi siete
trasformati". Egli ha quindi specificato che "siamo tutti cristiani e musulmani, siamo
fratelli" e "la nostra religione deve essere una ottima occasione per vivere in pace
e gioia". La nostra preghiera di oggi, ha concluso Mar Sako rivolgendosi ai presenti,
"è un segno della gratitudine e dell'affetto: ecco la vera Pasqua".
Al termine
della cerimonia il patriarca caldeo ha voluto offrire loro un pranzo, quale segno
di vicinanza, amicizia e condivisione. (R.P.)