2014-04-17 08:55:32

Siria: messaggio di Pasqua del patriarca Gregorio III


Un forum siriano di intellettuali e pensatori cristiani, che riunisca credenti e persone impegnate nella società siriana: è quanto si propone di realizzare Gregorios III, patriarca di Antiochia e di tutto l’Oriente, di Alessandria e di Gerusalemme, per fronteggiare la diffusione delle idee estremiste, da parte dei fondamentalisti islamici, che seminano “rancore, odio, durezza di cuore, violenza, ingiustizia e rifiuto dell’altro”.

Fondamentalismo che è “più pericoloso, per la Siria, delle ferite sanguinanti del suo popolo”. Nel suo messaggio di Pasqua, il patriarca spiega i compiti del Forum: “formulare i principi, i metodi e programmi fondati sui valori nazionali e sul Vangelo. Questi verranno trascritti su una Carta che sarà guida per la condotta di ogni cristiano, in ogni ambito della nostra società, così da combattere le tendenze distruttrici delle idee estremiste”.

Tra i punti cardine del Forum il dialogo con i musulmani per costruire “una società migliore” e per sviluppare una visione cristiana della crisi in corso che dovrebbe contribuire a garantire il futuro dei cristiani in Siria e in altri Paesi arabi”. In merito alla guerra in corso Gregorios III ribadisce la sua posizione: “solo i siriani, e nessun altro, possono far tornare la pace, la sicurezza e la stabilità nel loro Paese”, per questo motivo, scrive, “il prosieguo di Ginevra 2, o un Ginevra 3, deve tenersi in Siria”. Non manca un accorato appello finale alla comunità internazionale, Usa, Russia e Ue in testa, al presidente Assad, ai Nobel per la pace, ai Paesi arabi, fino ai mercanti di armi “a fare ogni sforzo possibile per la pace in Siria la cui tragedia ha superato ogni limite. La morte oggi regna nel Paese”.

“Abbiate pietà della Siria - continua l’appello - i complotti e i progetti di alcuni Paesi arabi ed europei non sono riusciti, le sanzioni economiche non hanno avuto esito, le vostre profezie sulla caduta del Paese e del Presidente non si sono realizzate. Davanti a tutto ciò è forse il tempo che ci si convinca che la soluzione politica sia la migliore e che siano i siriani a decidere”. (R.P.)







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