Udienza generale, la via della spogliazione di Cristo al centro della catechesi del
Papa
La via della spogliazione di Cristo è stato il tema al centro della catechesi di Papa
Francesco durante l’udienza generale svoltasi in Piazza San Pietro in questo Mercoledì
della Settimana Santa. La liturgia odierna – ha detto il Papa – ci presenta “il racconto
del tradimento di Giuda, che si reca dai capi del Sinedrio per mercanteggiare e consegnare
ad essi il suo Maestro. ‘Quanto mi date se io ve lo consegno’. Gesù da quel momento
ha un prezzo. Questo atto drammatico segna l’inizio della Passione di Cristo, un percorso
doloroso che Egli sceglie con assoluta libertà. E lo dice chiaramente Lui stesso:
«Io do la mia vita… Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla
e il potere di riprenderla di nuovo» (Gv 10,17-18). E così incomincia quella via dell’umiliazione,
della spogliazione, con questo tradimento. Gesù, come se fosse nel mercato: 'Questo
costa 30 denari…'. E Gesù percorre questa via dell’umiliazione e della spogliazione
fino in fondo”.
“Gesù – ha proseguito il Papa - raggiunge la completa umiliazione
con la «morte di croce». Si tratta della morte peggiore, quella che era riservata
agli schiavi e ai delinquenti. Gesù era considerato un profeta, ma muore come un delinquente.
Guardando Gesù nella sua passione, noi vediamo come in uno specchio anche le sofferenze
di tutta l’umanità e troviamo la risposta divina al mistero del male, del dolore,
della morte. Tante volte avvertiamo orrore per il male e il dolore che ci circonda
e ci chiediamo: «Perché Dio lo permette?». È una profonda ferita per noi vedere la
sofferenza e la morte, specialmente quella degli innocenti!”.
A braccio ha
aggiunto: "Quando vediamo soffrire i bambini, è una ferita nel cuore. E’ il mistero
del male. E Gesù prende tutto questo male, tutta questa sofferenza su di sé. Questa
settimana, ci farà bene a tutti noi guardare il Crocifisso, baciare le piaghe di Gesù,
baciarle nel Crocifisso. Lui ha preso su di sé tutta la sofferenza umana".
“Noi
attendiamo che Dio nella sua onnipotenza – ha proseguito - sconfigga l’ingiustizia,
il male, il peccato e la sofferenza con una vittoria divina trionfante. Dio ci mostra
invece una vittoria umile che umanamente sembra un fallimento. E possiamo dire: Dio
vince proprio nel fallimento. Il Figlio di Dio, infatti, appare sulla croce come uomo
sconfitto: patisce, è tradito, è vilipeso e infine muore. Gesù permette che il male
si accanisca su di Lui e lo prende su di sé per vincerlo. La sua passione non è un
incidente; la sua morte – quella morte – era ‘scritta’”.
"Davvero, non abbiamo
tante spiegazioni - ha osservato - è un mistero sconcertante, il mistero della grande
umiltà di Dio: «Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito» (Gv
3,16). Questa settimana pensiamo tanto al dolore di Gesù e diciamo a noi stessi: ‘E
questo è per me. Anche se io fossi stata l’unica persona nel mondo, Lui l’avrebbe
fatto. L’ha fatto per me’. E baciamo il Crocifisso e diciamo: ‘Per me. Grazie Gesù.
Per me’. E Quando tutto sembra perduto, quando non resta più nessuno perché percuoteranno
«il pastore e saranno disperse le pecore del gregge» (Mt 26,31), è allora che interviene
Dio con la potenza della risurrezione”.
“La risurrezione di Gesù – ha aggiunto
ancora Papa Francesco - non è il finale lieto di una bella favola, non è l’happy end
di un film ma è l’intervento di Dio Padre là dove s’infrange la speranza umana. Nel
momento in cui tutto sembra perduto, nel momento del dolore e in cui tante persone
sentono come il bisogno di scendere dalla croce, è il momento più vicino alla risurrezione.
La notte diventa più oscura proprio prima che incomincia la mattina, prima che incomincia
la luce. Nel momento più oscuro interviene Dio. Resuscita”.
Il Papa ha continuato:
“Gesù, che ha scelto di passare per questa via, ci chiama a seguirlo nel suo stesso
cammino di umiliazione. Quando in certi momenti della vita non troviamo alcuna via
di uscita alle nostre difficoltà, quando sprofondiamo nel buio più fitto, è il momento
della nostra umiliazione e spogliazione totale, l’ora in cui sperimentiamo che siamo
fragili e peccatori. È proprio allora, in quel momento, che non dobbiamo mascherare
il nostro fallimento, ma aprirci fiduciosi alla speranza in Dio, come ha fatto Gesù”.
Quindi ha così concluso la sua catechesi in italiano: “Cari fratelli e sorelle,
questa settimana ci farà bene prendere il crocifisso in mano e baciarlo tante volte
e dire: ‘Grazie Gesù, grazie Signore’. Così sia”.
Salutando i pellegrini
di lingua portoghese, ha invitato a prendere “come amica e modello di vita la Vergine
Maria, che è rimasta presso la croce di Gesù, amando, anche Lei, fino alla fine. E
chi ama passa dalla morte alla vita. È l’amore che fa la Pasqua”.
Ha quindi
rivolto “un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli
provenienti dal Medio Oriente”. “Viviamo la Settimana Santa – è stata la sua esortazione
- seguendo Gesù imparando ad uscire da noi stessi per andare incontro agli altri,
verso i nostri fratelli e le nostre sorelle, soprattutto quelli più lontani, che sono
dimenticati, che hanno più bisogno di comprensione, consolazione e aiuto”.
Salutando
i fedeli polacchi, ha ricordato che “domani entriamo nel Triduo Pasquale che ci introduce
nel mistero della passione, morte e risurrezione di Cristo. Esso fa memoria di Gesù
crocifisso. In Lui Dio ama e perdona tutti e ci stringe a sé. La gioia della mattina
di Pasqua vi coinvolga, faccia risplendere la vita di ciascuno di voi di speranza,
fiducia e pace”.
Infine il saluto ai pellegrini di lingua italiana: “Sono
lieto di accogliere i partecipanti al Congresso UNIV per studenti universitari sull’ecologia
della Persona e del suo ambiente, promosso dalla Prelatura dell’Opus Dei. Saluto i
gruppi parrocchiali e le numerose Associazioni, in particolare la Comunità Romena
in Italia. La visita alla Città Eterna in occasione della Santa Pasqua vi faccia riscoprire
il senso cristiano della festa come momento di incontro con Dio e di gioia comunitaria
con i fratelli. Un pensiero speciale rivolgo ai giovani, agli ammalati e agli sposi
novelli. Domani inizia il Triduo Pasquale, cuore dell’anno liturgico. Cari giovani,
riflettete sul prezzo di sangue pagato dal Signore per la nostra salvezza. Cari malati,
il Venerdì Santo vi insegni la pazienza nei momenti di croce. E voi, cari sposi novelli,
riempite della gioia della Risurrezione le vostre mura domestiche. Grazie”.