2014-04-16 13:51:40

Siria. Tra Damasco e i ribelli la guerra è anche mediatica


In Siria, continua lo scambio di accuse tra il regime di Assad e i ribelli per quanto riguarda gli attacchi con le armi chimiche. E' guerra dunque anche in campo mediatico, mentre tra la popolazione il numero di morti e feriti cresce sempre più. Ascoltiamo un commento del prof. Arduino Paniccia, docente di Studi Strategici all’Università di Trieste, al microfono di Maura Pellegrini Rhao:RealAudioMP3

R. – Poiché sul campo si è creata ormai una situazione di stallo, che può essere risolta soltanto in alcuni modi – o attraverso l’intervento di potenze, come nel caso libico, con conseguenze che per il momento nessuno riesce a immaginare, oppure attraverso un negoziato, che in questo momento appare comunque estremamente difficile considerata la situazione generale, creatasi anche dopo il caso dell’Ucraina e della Crimea – il tentativo da entrambe le parti è vincere la battaglia mediatica, accusando di crimini contro l’umanità una parte e l’altra. Naturalmente, per le Nazioni Unite non è facile riuscire a dirimere questa questione e credo, anzi, che in questo momento sia praticamente impossibile. La vicenda può degenerare e, comunque, io credo che l’Onu debba intervenire con una proposta o con delle soluzioni.

D. – La situazione, dunque, secondo lei, può risolversi solo con l’intervento esterno e non con un’iniziativa delle parti in campo?

R. – Le parti stanno compiendo una schermaglia. La schermaglia naturalmente ha questi fortissimi aspetti mediatici, ma non sarà risolutiva. Non esiste oggi, a mio parere, una soluzione nel breve periodo che possa emergere dal campo di battaglia. La soluzione, in qualche modo, può venire soltanto dall’entità che è l’unica in grado di presiedere a una soluzione: le Nazioni Unite. Questa deve essere in qualche modo imposta ed è soltanto in questo modo che si possono poi aprire i corridoi e cercare di trovare una soluzione negoziale. Non credo quindi che dal campo possa emergere oggi alcuna soluzione, se non la continuazione di una schermaglia o un deterioramento totale della situazione, con il tiro vero e proprio, in questo caso, di gas nervini o il ritorno ad armi proibite.

D. – Anche perché cercare di stabilire la responsabilità, a questo punto, diventa sempre più complicato, anche a causa di una disinformazione dilagante...

R. – Credo che questo sia veramente difficile, ma ritengo che, strategicamente, tutto sommato l’obiettivo più importante oggi sia riaprire il tavolo negoziale. La definizione delle responsabilità è sicuramente un obiettivo importante, ma non determinante nella vicenda siriana. Nella vicenda siriana, si deve cercare di arrivare a una definizione che è affidata prima di tutto alle Nazioni Unite e affidata poi al confronto tra le potenze, in particolare tra i due segretari Kerry e Lavrov, il russo e l’americano, e ai rispettivi alleati. In questo momento, la cosa più importante è chiudere la fase di stallo e tornare a trattare. Se si riaprisse la prosecuzione del negoziato di Ginevra, coinvolgendo anche le parti che non sono state coinvolte e riprendendo quindi quello sforzo, ciò renderà di più sicuramente del fatto di seguire le accuse reciproche, che non finiranno.







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