Presentata la Giornata dei bambini vittime della violenza.
Ad Avola, in provincia di Siracusa, conferenza stampa stamattina per presentare la
18.ma “Giornata dei Bambini vittime della violenza, dello sfruttamento, della indifferenza
contro la pedofilia”, organizzata dall’Associazione "Meter Onlus" di don Fortunato
Di Noto. Tema di quest’anno: “Senza scarti, con incrollabile impegno”. La Giornata
ha ottenuto l’adesione del presidente della Repubblica e si terrà il 4 maggio prossimo,
ma fin dal 25 aprile vedrà numerose attività in diverse città in Italia e all’estero.
Quella della pedofilia è un’emergenza che non si ferma: quella on line conta,
dal 2003 al 2013, oltre 100 mila siti segnalati alle autorità competenti dalla sezione
monitoraggio di Meter. Adriana Masotti ha intervistato lo stesso don Di Noto:
R. - I numeri
rappresentano certamente la drammatica realtà in cui versa l’infanzia riguardo all’adescamento,
alla pedofilia, allo sfruttamento sessuale in Italia e a livello mondiale. I numeri
sono veramente tragici, e questo impone - comunque sia - un impegno ulteriore, cioè
azioni concrete di prevenzione, di informazione e - perché no - anche di formazione.
Impegnarsi per un ventennio riguardo questi fenomeni ci porta a dire che si è fatto
tanto, si può fare ancora e si possono salvare tante vittime.
D. - Nel tempo,
anche il fenomeno della pedofilia ha visto dei cambiamenti. Vuol dirci quali sono
le ultime frontiere di questo dramma?
R. - Io vorrei ribadire che il fenomeno
della pedofilia in tutte le sue manifestazioni aberranti è una nuova forma di schiavitù.
Questo forse è un concetto che passa poco: la nuova forma di schiavitù è sottomettere
i bambini piccolissimi - da zero a dodici anni - a una forma di sfruttamento che va
al di là dell’immaginazione. Ecco, non stiamo parlando di scivoloni sessuali: qui
stiamo parlando di vere e proprie organizzazioni criminali che passano attraverso
il web. Il web è quello che noi conosciamo come il "visibile", ma oggi esiste un’altra
forma che da due anni a questa parte si è ingrandita, il cosiddetto “deep web”, cioè
il web nascosto, 550 volte molto più grande del web conosciuto, dove avvengono i traffici
più impensabili che non riguardano solamente lo sfruttamento dei bambini nella produzione,
nella diffusione e nella vendita materiale video e foto. Tutto questo alimenta un
business criminale quasi inquantificabile, parliamo di miliardi di euro. Le
nuove frontiere - i social network - diventano uno dei luoghi dove la fragilità umana
può essere condizionata sempre di più da persone che vogliono rapire l’intimità dei
minori. È un impegno, bisogna lavorarci sempre, e non abbassare mai la guardia.
D.
- Lei vede questo impegno nella società, nella politica, in generale? Ricordo che
anche la sua Associazione era a rischio di chiusura, non so se adesso le cose si siano
sistemate…
R. - No, le cose non si sono affatto sistemate, c'è sempre il rischio
di chiusura, e abbiamo dovuto, ahimè, licenziare i nostri operatori che coordinavano
alcuni servizi importanti. C’è quasi una mancanza di sensibilità, non dico istituzionale
perché alla giornata di bambini vittime aderiscono anche il presidente della Repubblica
e tanti vescovi che stanno già mandando messaggi e stanno coinvolgendo moltissime
comunità diocesane. Tra non molto, uscirà un bellissimo testo nel quale saranno raccolti
tutti i messaggi di Benedetto XVI, di Papa Francesco e anche di 70 vescovi italiani
che negli ultimi dieci anni hanno condiviso questa giornata. Quindi, stiamo dicendo
che a livello istituzionale, ma anche di singoli che vogliono aderire e contribuire
per quanto sia possibile, abbiamo avuto un buon riscontro. Però, abbiamo le nostre
difficoltà. Dall’altra parte, non dobbiamo dimenticare che l’Italia ha una legge all’avanguardia
per quanto riguarda la tutela dei bambini e soprattutto contro le forme di abuso sessuale,
la pedopornografia, la pedofilia. Teniamo conto che anche la Santa Sede ha fatto dei
passi straordinari, innovativi. Quindi, le istituzioni reagiscono. Il problema nasce
dal fatto che poi dobbiamo accompagnare le vittime, in processi magari lunghi: 11
anni, 15 anni... Quindi, non c’è la celerità della pena certa. C’è la fatica dell’accompagnamento
alle famiglie che devono togliere le radici dai loro ambienti per andare a vivere
fuori: i bambini che crescono vengono additati come quelli che hanno fatto il danno,
non come coloro che lo hanno subito. Quindi, è una fatica. Questa giornata è diventata
un appuntamento di sensibilizzazione, di commemorazione, un incoraggiamento.