2014-04-16 13:57:07

Il cardinale Parolin: tanti i nostri fratelli perseguitati da odio anticristiano


Ancora oggi “in diversi contesti tanti nostri fratelli e sorelle permangono oggetto di un odio anticristiano”. Così il segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, ha ricordato quanti negli ultimi anni hanno offerto la loro vita per il Vangelo, nella Veglia di preghiera organizzata dalla Comunità di Sant'Egidio, ieri pomeriggio a Roma, in memoria dei “nuovi martiri” cristiani. Il servizio di Debora Donnini:RealAudioMP3

Sono persone come noi, stesse paure e debolezze, eppure sembrano “eroi lontani dai nostri limiti e dalle nostre contraddizioni”. Sono persone che vivono in Paesi dove dichiararsi cristiano lo si fa a rischio della vita. Il cardinale Pietro Parolin ricorda che la loro è una forza “che il mondo non conosce e che paradossalmente si manifesta nella sconfitta e nell’umiliazione di quanti soffrono a causa del Vangelo”. Il porporato cita una ormai famosa omelia di Papa Francesco a Santa Marta un anno fa, quando disse che anche “nel XXI secolo, la nostra Chiesa è una Chiesa di martiri”:

“Pur nella loro debolezza essi hanno opposto strenua resistenza al male, nella loro fragilità è rifulsa la forza della fede e della grazia del Signore. Questa forza attraversa le nostre Chiese, le nostre comunità cristiane: sono cattolici, ma anche ortodossi, evangelici, anglicani e ci invitano all’unità”.

“Tanti – nota il porporato – sono stati sacrificati per il loro rifiuto di piegarsi al culto degli idoli del ventesimo secolo, il comunismo e il nazismo, l’idolatria dello Stato o della razza. Molti altri sono caduti nel corso di guerre etniche o tribali”. “In diversi contesti – ripete il segretario di Stato vaticano – tanti nostri fratelli e sorelle permangono oggetto di un odio anticristiano. Non vengono perseguitati perché a essi viene conteso un potere mondano, politico, economico o militare, ma propriamente perché – dice – sono testimoni tenaci di un’altra visione della vita, fatta di abbassamento, di servizio, di libertà, a partire dalla fede”:

“Quando i cristiani sono veramente lievito, luce e sale della terra, diventano anche loro, come avvenne per Gesù, oggetto di persecuzione, come Lui sono segno di contraddizione”.

“Talvolta – evidenzia – è il solo nome di cristiano ad attirare l’odio, perché esso richiama la forza pacificante” che essi portano: si tratta di "volontari", "laici o consacrati”, “giovani e anziani, la cui vita è stata recisa mentre servivano generosamente la Chiesa”. La geografia delle persecuzioni è vasta: Nigeria, Pakistan, Indonesia, Iraq, Kenya, Tanzania, Repubblica Centroafricana. “I testimoni della fede – disse una volta Giovanni Paolo II – non hanno considerato” il “proprio benessere, la propria sopravvivenza come valori più grandi della fedeltà al Vangelo”. Ringraziamoli – conclude il segretario di Stato vaticano – per il fatto di restare “nonostante le minacce e le intimidazioni” per far “conoscere ovunque il nome del Signore Gesù, vera origine della globalizzazione dell’amore”.

Durante l’incontro sono stati ricordati i nomi di quanti, in questi anni nei Cinque Continenti, hanno speso la loro vita per il Vangelo. Da padre Frans Var der Lugt, il gesuita di 75 anni ucciso in Siria lo scorso 7 aprile, a padre Pino Puglisi la cui vita è stata spezzata dalla mafia nel 1993.

A margine dell’incontro il cardinale Parolin si è soffermato su alcuni temi. Sul Venezuela, dove è stato nunzio apostolico prima di essere nominato segretario di Stato vaticano, ha detto che la Chiesa e la Nunziatura “hanno sempre cercato di offrire la loro presenza e la loro opera” per “avvicinare le parti” e tentare di trovare punti comuni per il bene del Paese. Per quanto riguarda il viaggio che Papa Francesco farà in Corea del Sud ad agosto, il segretario di Stato ha detto che il Pontefice dirà certamente qualcosa perché “ci sia pace e riconciliazione nella penisola coreana”.







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