Roma, scambio di embrioni. Coviello (Scienza e vita): embrione non è materiale biologico
All’Ospedale "Sandro Pertini" di Roma sono arrivati questa mattina gli ispettori del
Ministero della salute per cercare di far luce sul caso di una donna che, dopo un
trattamento di fecondazione assistita, è rimasta incinta di due gemelli risultati
non compatibili, in base al test della villocentesi, con i profili genetici suoi e
del marito. Per capire cosa è successo si farà l'esame dei villi coriali dei due feti.
Su questa vicenda, Amedeo Lomonaco ha intervistato il copresidente di Scienza
e Vita, il dott. Domenico Coviello, direttore del Laboratorio di genetica
umana dell’ospedale Galliera di Genova:
R. – Il danno
per la persona è importante, tanto più se si tratta di uno scambio di embrioni. Nello
scambio della diagnostica è relativamente minore. Sicuramente, le decisioni che sono
state prese di verificare con cura a che punto sia avvenuto l’errore, mi sembrano
adeguate al caso.
D. – Se si appurerà che si è trattato di uno scambio di
embrioni, errori come questo accadono quanto l’uomo sconfina in un campo non suo e
manipola la vita…
R. – L’argomento dell’embrione è molto delicato. Le metodiche
che sono utilizzate dalla scienza sono anche esse delicate e vanno monitorate con
grandissima attenzione. Purtroppo, la tendenza oggi è quella di non considerare a
sufficienza l’attenzione dovuta all’essere umano. In particolare, l’embrione viene
considerato come un materiale biologico. E questo può creare delle situazioni molto
critiche sia per la coppia sia per il nascituro.
D. – I trattamenti di fecondazione
assistita avvengono in sicurezza o questo presunto errore è il sintomo di gravi lacune
nei protocolli adottati?
R. – Io non mi occupo in prima persona di fecondazione
assistita e seguo quello che viene pubblicato nella stampa sia nazionale sia internazionale.
Mi sembra, purtroppo, di constatare che, per quanto le istituzioni cerchino di monitorare
o di chiedere monitoraggi molto stretti per queste tecnologie, purtroppo anche negli
Stati Uniti abbiamo sentito spesso che si sono verificati questi incidenti. Per me,
adesso non è facile dire se il singolo laboratorio abbia adottato tutte le misure
richieste o meno. Questo sarà l’indagine in corso a stabilirlo.
D. – Cosa
ci dice questa vicenda, pensando anche al recente pronunciamento della Corte Costituzionale
italiana che ha definito illegittimo il divieto alla fecondazione eterologa?
R.
– L’episodio può sottolineare la complessità dell’argomento. Aprire ulteriormente
le pratiche di fecondazione assistita all’eterologa complica ulteriormente quello
che è già in atto. Più le procedure sono complesse, più gli attori sono coinvolti,
maggiori possono essere i danni che vengono a essere provocati in una qualsiasi delle
parti. Sicuramente, la prima persona che risente di tutte queste possibilità è il
nascituro che, come sappiamo, nelle varie situazioni si troverà ad avere – più o meno
consapevolmente – più genitori, in parte biologici e in parte nelle persone che lo
accolgono. Quindi, l’ampliamento di queste possibilità amplia anche le problematiche
relative all’accettazione del nascituro, all’accettazione della nuova persona.
D.
– La donna incinta dei due gemelli – dopo quello che ha definito “un momento di umano
rigetto” quando ha saputo del test della villocentesi – ha deciso di non interrompere
la gravidanza. In questa vicenda, quindi, la vita prevale comunque su drammatici effetti
che l’errore avrebbe potuto provocare…
R. – Questo è molto importante. Direi
che in questo caso è molto evidente la volontà di una madre ad accogliere il nascituro
come una persona e quindi come un dono e non come un oggetto, una parte del corpo
che si riproduce indipendentemente dalla persona. Questa donna ha capito, oltre all’amore
materno, che il nascituro non ha alcuna responsabilità di quanto accaduto: è un essere
umano che deve essere rispettato e amato come qualsiasi altro membro della famiglia.