Brunei: in vigore il Codice penale islamico che “viola i diritti umani”
E’ entrato in vigore in questi giorni in Brunei il nuovo Codice penale basato sulla
sharia (la legge islamica) che include arcaiche sanzioni come la flagellazione
e la lapidazione a morte, alcune applicabili anche ai non musulmani. Come appreso
dall'agenzia Fides, il nuovo Codice, che sarà introdotti in tre fasi, nel corso dei
prossimi due anni, ha ricevuto critiche all’interno e fuori dal Paese.
In una
lettera inviata al sultano del Brunei, Hassanal Bolkiah, e condivisa con l’agenzia
Fides, la Commissione internazionale dei giuristi (Icj) afferma che il nuovo Codice
penale viola gli standard internazionali sui diritti umani. I giuristi criticano le
sanzioni comminate che “costituiscono tortura o sono pene crudeli, disumane e degradanti”
e denunciano la violazione di diritti come la libertà di religione, di opinione e
di espressione. In Brunei, gli stessi fedeli musulmani, che affronteranno dure sanzioni
per reati come rapina e adulterio, esprimono preoccupazioni soprattutto sui social
media. Chi commette apostasia, lasciando l’islam, rischia la pena di morte.
Alcune
delle nuove misure toccano anche i non-musulmani: per questi è proibito usare 19 parole
islamiche, tra le quali “Allah”, e sono previste sanzioni per la stampa, diffusione,
importazione e distribuzione di pubblicazioni “contrarie alla dottrina islamica”.
Criticare o disprezzare l’islam sarà punibile con la morte o con 30 anni di carcere
e 40 frustate.
In Brunei, il 30% della popolazione è composto da minoranze
non islamiche. I cristiani delle diverse confessioni sono, nel complesso, circa il
13%. La Chiesa cattolica nel piccolo sultanato ha un Vicariato apostolico con tre
chiese parrocchiali, tre preti e nel complesso 20 mila cattolici. (R.P.)