Conclusi i "Dialoghi in cattedrale", spunti dall'"Evangelii Gaudium"
“La politica, tanto denigrata, è una vocazione altissima, è una delle forme più preziose
della carità”. E’ stata questa riflessione tratta dall’Esortazione Apostolica Evangelii
Gaudium di Papa Francesco, il tema della terza e ultima serata dei “Dialoghi in
cattedrale”, promossi dalla diocesi di Roma, che si sono conclusi ieri sera nella
Basilica di San Giovanni in Laterano. Protagonisti dell’incontro, l’arcivescovo Giampaolo
Crepaldi vescovo di Trieste, e l’economista francese Jean-Paul Fitoussi. Ma
cosa vuol dire fare buona politica? L'opinione del prof. Fitoussi al microfono di
Marina Tomarro:
R. – Una buona
politica significa occuparsi soprattutto dei valori fondamentali e dei bisogni della
gente. I bisogni primari sono la salute, l’educazione, anche l’ambiente che è sofferente…
Dunque, una buona politica è una politica che vigila sul livello di disuguaglianza
affinché non accada che la società sia troppo disuguale.
D. – Papa Francesco
ci parla spesso di un’economia più umana. Secondo lei, questo invito come è accolto?
R.
– Dipende dagli economisti. Per me è sempre stata la via seguita, ma ci sono altri
economisti – che diventano una minoranza – che credono che sia sufficiente obbedire
alle leggi dell’economia per avere una società buona. E questo non è vero.
D.
– Stiamo uscendo da una crisi tremenda. Secondo lei, dove ci sta portando l’economia?
R.
– Non si sa dove stiamo andando. Stiamo uscendo da una crisi che io considero più
che una crisi economica, una crisi politica. E parlo soprattutto dell’Europa, che
conosce povertà, disoccupazione, precarietà non per cause economiche ma per un problema
politico, perché l’Europa non crede più veramente alla democrazia.
Come ricorda
Papa Francesco nell’Esortazione Evangelii Gaudium, diventa indispensabile che
i governanti e il potere finanziario amplino le loro prospettive e facciano in modo
che ci sia un lavoro degno, istruzione e assistenza sanitaria per tutti i cittadini.
Ascoltiamo il commento dell’arcivescovo Giampaolo Crepaldi, vescovo di Trieste:
R.
– La buona politica, dal punto di vista di Papa Francesco, vuol dire tre cose: prima
di tutto, una politica deve acquisire questo "di più" che il Papa chiama apertura,
chiama disponibilità… Secondo punto, molto chiaro nella Evangelii Gaudium,
è che si tratta di una politica che deve lasciarsi istruire dai poveri, cioè diventano
loro il paradigma che rende buona la politica. E il terzo aspetto è questa difesa
appassionata che il Papa fa della vita nascente, perché lui dice che lì abbiamo il
termometro per vedere se una società rispetta l’uomo e i suoi diritti fondamentali.
D.
– Lei ha concluso parlando di un Vangelo che bisogna costruirsi giorno per giorno.
Che cosa vuol dire?
R. – Bisogna conoscere due rischi: la testimonianza rapsodica,
"mordi e fuggi": questa non è evangelica. L’altro è quello di rischiare una specie
di schizofrenia spirituale, per cui facciamo le nostre cose dal punto di vista spirituale
che dopo sono assolutamente scollegate con la vita che ci ruota attorno. Quotidianità,
dal punto di vista della Evangelii Gaudium, vuol dire questo.
E con
il terzo incontro si è conclusa questa edizione dei "Dialoghi in cattedrale". Ascoltiamo
il vescovo ausiliare Lorenzo Leuzzi, tra gli organizzatori di questo ciclo:
“Credo
che la conclusione più importante è la sollecitazione non soltanto a una formazione
sempre più qualificata di laici in tutta la Chiesa e nella sua globalità, ma soprattutto
riflette sul tema che ormai diventa sempre più emergente anche nell’insegnamento di
Papa Francesco: la dimensione teologica e sociale. Siamo in una fase completamente
nuova che è la crisi delle ideologie. C’è bisogno di progettualità. Ecco, per fare
questo è necessario che la grande preoccupazione evangelizzatrice di Papa Francesco
si traduca in una ricerca di come l’esperienza cristiana possa essere punto di riferimento
e guida per risolvere i grandi problemi che la società contemporanea ha dentro di
sé”.