L'Ue crea un gruppo di supporto per l'Ucraina. Nuovi contatti tra Usa e Russia
Crisi Ucraina. La Commissione europea ha creato un gruppo di supporto per il Paese.
Intanto il segretario di Stato americano, John Kerry, ha parlato al telefono con il
ministro degli esteri russo, Sergei Lavrov, per fare il punto della situazione e in
vista dell'incontro della prossima settimana tra i rappresentanti di Usa, Russia,
Ue e Kiev. Gli Stati Uniti pur dicendosi disponibili al dialogo con Mosca, non escludono
nuove sanzioni. Intanto Kiev chiede a Putin di evitare quelle che definisce “azioni
irreparabili” e di ritirare le truppe ammassate sul confine tra i due Paesi. Amedeo
Lomonaco:00:00:48:14
Dopo il referendum che ha sancito
l’annessione della Crimea alla Russia, nuove spinte separatiste tornano ad infiammare
l’Ucraina. Per le regioni orientali di Kharkiv, Donetsk e Lugansk – avverte il ministro
dell’Interno ucraino Arsen Avakov – esistono due opzioni: una soluzione politica nel
giro di 36 ore, se i militanti separatisti accetteranno la via del dialogo, o l’uso
della forza se i negoziati dovessero fallire. Intanto, il presidente russo Vladimir
Putin spera che le autorità ucraine evitino “azioni irreparabili”. Fonti riservate
del ministero degli Esteri di Mosca hanno inoltre reso noto che è “possibile” la partecipazione
della Russia al vertice, incentrato sulla crisi ucraina, annunciato dal segretario
di Stato americano John Kerry. All’incontro, che probabilmente si terrà la prossima
settimana a Vienna, parteciperanno anche rappresentanti di Unione Europea e dell’Ucraina.
Ma l’amministrazione Obama scetticismo sull’esito dei colloqui.
Sulla crisi
Ucraina Massimiliano Menichetti ha intervistato Danilo Elia, esperto
dell'area per Osservatorio Balcani e Caucaso:R. – La mossa del governo ad interim
di inasprire le pene per i reati chiamati da loro di terrorismo, che minano all’unità
nazionale, può essere un po’ un "boomerang" al momento per Kiev, perché di fatto allontana
un po’ le prospettive di dialogo con le comunità generalmente definite russofile delle
provincie orientali del Paese.
D. – Ad aumentare la tensione ci sono anche
le dichiarazioni della Nato. Il segretario generale Rasmussen ribadisce: “Se Mosca
interferisce ancora sarebbe un errore storico! Ci potrebbero essere delle gravi conseguenze
e gravi reazioni”. A cosa stiamo assistendo?
R. – E’ chiaro che le organizzazioni
internazionali – e la Nato prima di tutto – vedono le manovre e le mosse russe come
una minaccia ed è per questo che probabilmente Rasmussen si affretta a fare queste
dichiarazioni. Però, dall’altro lato, l’esperienza della Crimea ha mostrato che se
il Cremlino decide di intervenire, in una qualche maniera, in Ucraina ben poco si
può fare per evitarlo, al di là di manovra diplomatiche. In estrema sintesi: non si
può fare la guerra alla Russia.
D. – Ma c’è il rischio di una guerra?
R.
– Secondo molti osservatori, è estremamente improbabile. Soprattutto, né l’Europa,
né gli Stati Uniti, al di là dei proclami, hanno un reale interesse a fare la guerra
alla Russia per la Crimea, una regione come il Donec, o Donetsk.
D. – Proprio
la regione orientale russofona di Donetsk è stata prima occupata dai filorussi, poi
la cosa è rientrata… Lei è tornato una settimana fa proprio da quella località: che
cosa ha trovato e come giudicare quanto sta accadendo?
R. – Ogni sabato e ogni
domenica, in piazza Lenin ci sono manifestazioni pro-Russia. Quello che è accaduto
ieri sera fa parte un po’ di un andamento altalenante di questa nuova fase della rivoluzione
che sta interessando l’Ucraina. Di fatto, in quelle provincie una grossa fetta della
popolazione chiede qualcosa di simile a quello che si è fatto in Crimea.
D.
– Ma dopo la Crimea, quindi, assisteremo ad un effetto domino?
R. – Sì, ci
potrebbe essere, soprattutto se la Russia continuerà a intervenire come, appunto,
ha fatto in Crimea.
D. – Da una parte la Nato lancia moniti alla Russia a non
intervenire, mentre Mosca si dice pronta a dialogare con l’Unione Europea, gli Stati
Uniti e anche la stessa Ucraina…
R. – Il ministro degli Esteri russo, Sergej
Lavrov, ha mostrato di operare sempre in questa maniera. Non dobbiamo dimenticare,
però, che fino a tutt’oggi il Cremlino ha costantemente negato una presenza militare
russa in Crimea, veramente negando l’evidenza. Quindi, non prenderei alla lettera
le dichiarazioni che incitano al dialogo e che sembrerebbero mostrare un’apertura
da parte della Russia alla soluzione diplomatica della crisi. Non dimentichiamo che
al confine orientale con l’Ucraina, in territorio russo, è ammassato un grosso contingente
dell’esercito russo. E nonostante sia stato dichiarato – la settimana scorsa – un
parziale ritiro, non c’è evidenza di questo. Quindi, c’è un’altalena fra ciò che viene
dichiarato a livello diplomatico e quello che vediamo sul campo. Bisogna stare veramente
con gli occhi aperti e vedere che cosa succede sul terreno.
D. – Le presidenziali
del 25 maggio potranno cambiare qualcosa?
R. – Le presidenziali interessano
sicuramente quella parte di Ucraina, che al momento non è scossa da pulsioni separatiste.
Le persone con cui ho parlato, per esempio a Donetsk, contestano in toto quello che
sta avvenendo a Kiev. Contestano anche la legittimità delle elezioni presidenziali,
non si riconoscono in alcuno dei candidati. A loro interessa un riavvicinamento, in
qualche maniera, alla Russia e - secondo alcuni, a molti anzi - interessa un ritorno
di Yanukovich.