2014-04-09 15:30:09

Venezuela: dopo le proteste, prove di dialogo. Presente anche la Chiesa


In Venezuela governo e opposizione a confronto per trovare una via d’uscita alla grave crisi innescata da due mesi di violente manifestazioni contro il presidente Maduro, costate la vita a 39 persone. Oggi a Caracas colloqui ufficiali tra i rappresentanti dei due schieramenti. Invitata anche la Santa Sede che ha dato la sua disponibilità a partecipare e che ha sempre promosso il dialogo per la soluzione della crisi. Sulla svolta Giancarlo La Vella ha intervistato Roberto Da Rin, esperto di America Latina, del Sole 24 Ore:RealAudioMP3

R. – E’ un allentamento della tensione che ha coinvolto l’intero Paese e che faceva prefigurare anche scenari molto duri. Quindi, questo è un fatto certamente positivo. Impossibile è sapere come vada a finire: da una parte, quindi, il governo di Maduro che non sembra voler cedere alla richiesta di elezioni anticipate o altro, perché non dimentichiamo che ha vinto le elezioni non molto tempo fa; dall’altra, un’opposizione agguerrita. In terza fila, l’Unione sudamericana - l’Unasur - che sta cercando qualche punto di mediazione: sono coinvolti altri Paesi autorevoli sudamericani, tra questo il Brasile.

D. – Qual è la discriminante, il punto focale su cui le parti possono accordarsi?

R. – Ci sono stati, negli ultimi tempi, eccessi nel dirigismo che il governo ha imposto ai venezuelani, all’economia venezuelana, quindi con controlli molto rigidi sui cambi, per esempio, che hanno danneggiato tante imprese. L’estrema volatilità del bolivar, che è la moneta venezuelana, ha reso difficili le operazioni contabili di alcune grandi imprese internazionali. Il punto di mediazione potrebbe riguardare - tanto per cominciare - proprio la stabilità del cambio e un controllo meno governativo su alcune operazioni bancarie che i gruppi internazionali sono costretti a fare e che ultimamente sono state rese molto complesse.

D. – La situazione sociale del Paese?

R. – La situazione sociale del Paese non cambia, non ci sono - credo - interventi esterni che possano allentare la tensione o ridurre le asperità, per una ragione molto semplice: il Paese è spaccato in due. Da una parte, gli eredi del chavismo, quindi chi sta con il governo, dall’altra chi sta all’opposizione. Questa è una frattura abbastanza netta, che non si può ricomporre facilmente.







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