2014-04-08 14:41:58

"Onirica" e "Giraffada": due film per raccontare l'amore e la pace


Presentati al Bari International Film Festival due film diversamente suggestivi: quello visionario del polacco Majewski, "Onirica", che sarà nella sale italiane dal 17 aprile, e la bella metafora del palestinese Massalha, "Giraffada", che il pubblico italiano potrà vedere dal 22 maggio, in cui attraverso il dolore di una coppia di giraffe si evidenziano le aspirazioni alla pace di due popoli divisi dalle incomprensioni e dall'odio. Il servizio di Luca Pellegrini.RealAudioMP3

Il sogno per raccontare l'eternità dell'amore, ben oltre la vita terrena, e la fiaba per spiegare al pubblico di tutte le età l'esigenza della pace come un bene irrinunciabile e condiviso. A Bari due registi diversissimi presentano i loro film: il polacco Lech Majewiski, già noto come visionario video artista e regista dell'originalissimo "I colori della Passione", si cala nella materia dei sogni con il nuovo "Onirica" e, affascinato dalla "Commedia" dantesca, immagina il percorso tra la vita e la morte del suo protagonista, Adam, che oppresso dal dolore per la scomparsa delle persone amate si riappropria della loro presenza proprio nel sonno. Un film profondamente suggestivo e spirituale che vuole testimoniare quanto i legami d'amore possano oltrepassare la vita terrena e tendere all'Amore assoluto ed eterno di chi dell'amore è la fonte, quello che "move il sole e l'altre stelle".

Si muove, invece, dalla constatazione di una realtà complessa e dolorosa Rani Massalha, giovane regista di origine palestinese, per immaginare una metafora tratta dal mondo animale e acquisita da fatti realmente accaduti. "Giraffada", la sua opera prima, è la storia semplice e toccante in cui uomini e animali, accomunati dalla sofferenza, ambiscono a una vita non più segnata dalla paura. Tratta da un fatto realmente accaduto, il bombardamento dell'unico zoo palestinese, quello di Qualkilya, avvenuto nel 2002. Le vicende del film vi s'innestano con grande naturalezza: morto l'esemplare maschio di giraffa, la tristezza di quello femminile e la disperazione del piccolo Ziad che accudiva entrambi, costringono il papà Yacine, veterinario, a una rocambolesca ricerca proprio in territorio nemico. "La giraffa come simbolo di pace - racconta l'autore - è un'immagine che mi è venuta naturale: è così alta che vede tutto da una diversa prospettiva, come dovremmo fare noi per risolvere i problemi legati al conflitto che ci divide. Volevo che la poesia ispirata alla sua figura, mentre cammina con tanta eleganza e nobiltà attraversando il muro spaventoso che ci divide, si confrontasse con l'assurda realtà che la circonda". Se una giraffa palestinese e una israeliana si incontrano e si amano, può succedere anche a due popoli. E questa non è una bella fiaba, è la speranza di tutti gli uomini di buona volontà.







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