2014-04-08 14:16:01

Cortile dei Gentili a Washington. Il card. Ravasi: grande interesse del mondo politico e culturale


Il "Cortile dei gentili", la struttura vaticana dedicata al dialogo con i non credenti, gestita dal dicastero della cultura, fa tappa da oggi all’11 aprile a Washington. "Fede, cultura e bene comune" è il tema scelto per questo primo incontro del "Cortile" – a tre anni dalla sua nascita - negli Stati Uniti. Conferenze, dibattiti e momenti di spettacolo – animati da rappresentanti di fedi diverse - si svolgeranno tra il Kennedy Center, la Georgetown University e la Biblioteca del Congresso. Fabio Colagrande ne ha parlato con il card. Gianfranco Ravasi, presidente del pontificio Consiglio della Cultura:RealAudioMP3

R. – Certamente l’elemento più significativo è la presenza negli Stati Uniti perché gli Stati Uniti non sono soltanto un punto di riferimento della cultura globalizzata e della cultura occidentale in modo specifico ma anche perché presentano una molteplicità di questioni sia per i credenti sia per non credenti. Il tema che è stato scelto è il più generale possibile ma viene declinato con molti percorsi specifici: fede, cultura e bene comune. Si ha quindi un tema che è caro a quel tipo di cultura che è soprattutto il rapporto tra società e Stato: tra una società che ha nel suo grembo anche le esperienze religiose e dall’altra parte c’è uno Stato, che è in dialogo anche con queste molteplici esperienze religiose, ma è anche totalmente autonomo, ha una sua identità specifica.

D . – Come immagina il dialogo tra credenti e non credenti in una realtà culturale e sociale come quella degli Stati Uniti, in cui la religione ha anche un ruolo importante da un punto di vista politico e diverso rispetto al contesto europeo?

R. - E’ interessante notare che il Congresso viene coinvolto. E’ coinvolto non soltanto perché ci saranno i due partiti fondamentali, il Democratico e il Repubblicano, e i rappresentanti ufficiali che dialogheranno attorno a questi temi, ma avremo anche la possibilità di introdurre nell’interno di questo spazio così importante e civile a Washington, che è il Congresso, anche una dimensione culturale. La biblioteca del Congresso, infatti, la celebre Library of Congress, desidera ospitare una mia presenza con un confronto anche sul versante strettamente culturale. Avremo anche l’intervento con un rilievo particolare da parte di una figura politica, che è nota anche in Italia per le sue origini, Nancy Pelosi, che è stata speaker del Congresso e che è attualmente una figura di rilievo del Partito democratico. L’aspetto politico perciò è marcato ma è un po’ il paradosso americano: da una parte l’interesse è forte, i contatti sono forti col mondo religioso, però al tempo stesso c’è un’affermazione di una laicità, di una identità dello Stato molto marcata. Sarà interessante vedere proprio il gioco sul crinale tra queste due componenti.

D. – Dal punto di vista culturale anche dei linguaggi espressivi, artistitici, cosa si aspetta in questa prospettiva? Si confronterà al Cortile con un linguaggio temporaneo come quello musicale dell’hip hop?

R. – Tra i tanti eventi ne voglio ricordare tre. Prima di tutto una performance di tipo drammatico che viene fatta sulla figura di Flannery O’Connor: questa donna straordinaria che è profondamente cattolica però al tempo stesso è anche una delle figure della letteratura americana più suggestiva, più provocatoria. Ci sarà poi anche un momento, molto curioso, interfaith: cioè, religioni molto diverse tra di loro si ritrovano insieme, soprattutto i giovani che frequentano le università, anche cattoliche, ma che hanno una forte presenza di studenti ebrei, come la Georgetown, si ritroveranno nella Holy trinity Church per un momento di meditazione comune. Ma, soprattutto, c’è questo elemento culturale particolare che è appunto l’esperienza dell’hip hop, che è una forma musicale che parte dalla subcultura del Bronx e di Harlem che ha però una molteplice iridescenza di espressioni che vanno dalla danza, che passano attraverso i “graffiti art”, attraverso la musica, un’esperienza che anch’io non conosco, sinceramente, che sarà interessante vedere perché ha persino componenti che sono di tipo etnico, che vengono anche dall’esperienza di questo melting pot che sono gli Stati Uniti.







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