Roma. Contro la tratta riparte la "Carovana antimafie"
La tratta di esseri umani è ormai un “core business” della criminalità organizzata
e per sensibilizzare contro questo aberrante fenomeno la “Carovana antimafie” ha ripreso
da ieri il suo cammino. Promossa da Arci, Libera, Avviso Pubblico – con Cgil, Cisl,
Uil e “Ligue de L’enseignement” – la Carovana è ripartita da Roma alla volta della
Sicilia dove il 15 giugno concluderà il suo itinerario, nella terra da dove 20 anni
fa partiva per la prima volta. In autunno, poi di nuovo in marcia verso Serbia, Romania,
Francia e, nel 2015, Malta. Sul tema dei nuovi schiavi, Federico Piana ha intervistato
Alessandro Cobianchi, coordinatore della Carovana Antimafie:
R. – Le mafie,
da questo punto di vista, sono globalizzate e la tratta degli esseri umani è uno dei
loro business principali. Da questo punto di vista, naturalmente, intendiamo rilanciare
la nostra attività di denuncia, perché poi c’è comunque una complicità: ricordiamo
sempre che se ci sono delle donne che vengono messe sulla strada e delle donne trafficate
è anche vero che poi ci sono dei clienti. Quindi, continuiamo il nostro discorso sul
fare società. Non basta soltanto denunciare e vedere quello che accade dall’altra
parte, ma allo stesso tempo cercare anche di scavare dentro di noi.
D. – "Carovana
della pace" partirà proprio questa sera da Roma…
R. – Questa sera con un momento
augurale, diciamo: una cena della legalità, che facciamo presso il Circolo Arci Fanfulla
al Pigneto. Nell’occasione, proietteremo il video di Carovana dello scorso anno. Poi,
domani a Pescara e a seguire Vasto, Campobasso, fino al 15 giugno, quando chiuderemo
in Sicilia, ricordando anche che la Carovana è nata proprio vent’anni fa, proprio
in Sicilia, proprio partendo da Capaci, all’indomani delle stragi del ’92 e del ’93.
D.
– Nasce da quel momento e si fa – diciamo così – un moto civile, che continua fino
ai giorni nostri…
R. – Sì. In questi vent’anni è cambiato tantissimo, naturalmente.
Si è trasformata anche la società ed è diventata sicuramente più partecipante e sicuramente
più responsabile. Vent’anni anni fa, tutto questo non c’era e lo dobbiamo anche al
sacrificio di tante persone. E questo è stato importante. Ma quello che noi vogliamo
sottolineare è che oggi ci sono tantissime iniziative legate ai temi della legalità
e della lotta alle mafie e vogliamo, in qualche modo, anche evitare di cadere nella
retorica dell’iniziativa fine a se stessa. Noi lo diciamo con uno slogan: “Meno alberghi
e più piazze”. Perché il desiderio è quello di trasformare e di aver poi nuove letture
rispetto a quelle che sono poi le trasformazioni delle mafie. Le mafie in questi vent’anni
sono cambiate moltissimo e noi non dobbiamo correre il rischio, come vent’anni fa,
di farci trovare impreparati.
D. – Hanno cambiato pelle e sono diventate più
"managerializzate", si potrebbe dire cosi?
R. – Assolutamente. Pensiamo alla
notizia proprio di oggi: a questo sequestro milionario dell’ingegnere del Comune di
Casal di Principe. Non stiamo parlando più di una mafia o di una camorra che hanno
un aspetto truce. Molte volte si nascondo proprio dietro un vero e proprio "colletto
grigio".