2014-04-07 15:54:53

Roma. Contro la tratta riparte la "Carovana antimafie"


La tratta di esseri umani è ormai un “core business” della criminalità organizzata e per sensibilizzare contro questo aberrante fenomeno la “Carovana antimafie” ha ripreso da ieri il suo cammino. Promossa da Arci, Libera, Avviso Pubblico – con Cgil, Cisl, Uil e “Ligue de L’enseignement” – la Carovana è ripartita da Roma alla volta della Sicilia dove il 15 giugno concluderà il suo itinerario, nella terra da dove 20 anni fa partiva per la prima volta. In autunno, poi di nuovo in marcia verso Serbia, Romania, Francia e, nel 2015, Malta. Sul tema dei nuovi schiavi, Federico Piana ha intervistato Alessandro Cobianchi, coordinatore della Carovana Antimafie:RealAudioMP3

R. – Le mafie, da questo punto di vista, sono globalizzate e la tratta degli esseri umani è uno dei loro business principali. Da questo punto di vista, naturalmente, intendiamo rilanciare la nostra attività di denuncia, perché poi c’è comunque una complicità: ricordiamo sempre che se ci sono delle donne che vengono messe sulla strada e delle donne trafficate è anche vero che poi ci sono dei clienti. Quindi, continuiamo il nostro discorso sul fare società. Non basta soltanto denunciare e vedere quello che accade dall’altra parte, ma allo stesso tempo cercare anche di scavare dentro di noi.

D. – "Carovana della pace" partirà proprio questa sera da Roma…

R. – Questa sera con un momento augurale, diciamo: una cena della legalità, che facciamo presso il Circolo Arci Fanfulla al Pigneto. Nell’occasione, proietteremo il video di Carovana dello scorso anno. Poi, domani a Pescara e a seguire Vasto, Campobasso, fino al 15 giugno, quando chiuderemo in Sicilia, ricordando anche che la Carovana è nata proprio vent’anni fa, proprio in Sicilia, proprio partendo da Capaci, all’indomani delle stragi del ’92 e del ’93.

D. – Nasce da quel momento e si fa – diciamo così – un moto civile, che continua fino ai giorni nostri…

R. – Sì. In questi vent’anni è cambiato tantissimo, naturalmente. Si è trasformata anche la società ed è diventata sicuramente più partecipante e sicuramente più responsabile. Vent’anni anni fa, tutto questo non c’era e lo dobbiamo anche al sacrificio di tante persone. E questo è stato importante. Ma quello che noi vogliamo sottolineare è che oggi ci sono tantissime iniziative legate ai temi della legalità e della lotta alle mafie e vogliamo, in qualche modo, anche evitare di cadere nella retorica dell’iniziativa fine a se stessa. Noi lo diciamo con uno slogan: “Meno alberghi e più piazze”. Perché il desiderio è quello di trasformare e di aver poi nuove letture rispetto a quelle che sono poi le trasformazioni delle mafie. Le mafie in questi vent’anni sono cambiate moltissimo e noi non dobbiamo correre il rischio, come vent’anni fa, di farci trovare impreparati.

D. – Hanno cambiato pelle e sono diventate più "managerializzate", si potrebbe dire cosi?

R. – Assolutamente. Pensiamo alla notizia proprio di oggi: a questo sequestro milionario dell’ingegnere del Comune di Casal di Principe. Non stiamo parlando più di una mafia o di una camorra che hanno un aspetto truce. Molte volte si nascondo proprio dietro un vero e proprio "colletto grigio".

Ultimo aggiornamento: 8 aprile







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