Isole Salomone: allagate e danneggiate missioni e scuole cattoliche, ancora panico
fra la gente
E’ di 19 morti e 40 dispersi il bilancio, provvisorio, delle inondazioni che hanno
colpito le Isole Salomone e in particolare la capitale Honiara. Uno dei peggiori disastri
naturali che abbia mai colpito l'arcipelago di 550 mila abitanti nel Pacifico meridionale.
Circa 49 mila persone sono rimaste senza casa, oltre 5.500 persone sono rifugiate
in tre dei centri di evacuazione più affollati, dove i gruppi di assistenza temono
il diffondersi della febbre dengue, trasmessa dalle zanzare. Finora sono stati registrati
gravi danni alla rete idrica e alle infrastrutture, comprese elettricità e fognature.
L’arcivescovo di Honiara, mons. Adrian Smith, in una nota pervenuta all’agenzia Fides,
ringrazia quanti stanno dimostrando attenzione verso la popolazione di Honiara.
“Le
informazioni che abbiamo sono molto parziali a causa delle difficoltà con i collegamenti
telefonici. Da quello che so – riferisce Mons. Smith - verso ovest, in direzione di
Visale, oltre 20 km da Honiara, sono crollati diversi ponti, ad est la situazione
è la stessa. A Honiara, il Care Centre, San Isidro, per giovani con disabilità di
parola e di udito, fortunatamente non è stato danneggiato. Ho telefonato alla Casa
Regionale dei Maristi, a Tangai, dove si trova fr. Joris il quale mi ha riferito che
il suo camion è rimasto sospeso tra due ponti. Sono state evacuate, anche se non del
tutto, la St. Joseph’s Catholic Secondary School e la St. Martin’s, Rural Training
Centre. Alcuni studenti sono stati trasferiti nei Centri parrocchiali”.
Il
vescovo di Gizo, mons. Luciano Capelli, conferma che a Gizo e Malaita la situazione
è meno tragica, anche se la gente vive nel panico. “Rimaneteci accanto, e se possibile
dateci una mano” si legge nell’appello di mons. Capelli giunto a Fides. “Le acque
si stanno ritirando ma il Paese deve ancora fare i conti con i danni reali subiti”
sottolinea padre Ambrose Pereira, direttore del Don Bosco Technical Institute, Henderson.
“Tra sfollati, infrastrutture precarie e approvvigionamenti alimentari insufficienti,
ci aspettano settimane e mesi difficili. L’Istituto ha posticipato l’apertura per
le difficoltà degli spostamenti degli studenti, e i Salesiani stanno cercando di organizzare
un posto di ospitalità interno per quelli che devono percorrere lunghe distanze, dove
però mancano le strutture adeguate, sanitarie e logistiche”. (R.P.)