L’Aquila, 5 anni dopo il terremoto: ancora macerie e ritardi nella ricostruzione
Come ha ricordato anche il Papa all'Angelus di ieri, sono passati 5 anni dal sisma
che il 6 aprile del 2009 ha devastato 57 comuni dell’Abruzzo. All’Aquila, Messa in
suffragio delle 309 vittime, presieduta dall’arcivescovo della città abruzzezse, mons.
Giuseppe Petrocchi. Oltre al profondo dolore, anche le ferite materiali inferte dal
terremoto sono ancora evidenti. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
La città dell’Aquila
è ancora un cumulo di macerie. Sono stati spesi finora 8 miliardi e mezzo ma la ricostruzione
procede a rilento. Nel centro storico gli interventi realizzati o in corso non superano
il 20% di quelli necessari. Ai ritardi si aggiungono anche altre criticità, che hanno
portato tra l’altro all’apertura di diversi processi e di numerose inchieste. Al microfono
di Antonella Palermo il vescovo di Sulmona, mons. Angelo Spina:
“La
via della ricostruzione è difficile, si registrano differenze e divergenze anche fortissime
intorno alle grandi scelte da operare. Ci sono lotte, il riaffermarsi della burocrazia
come rete ingabbiante e il palleggio delle responsabilità, che rende a volte difficile
individuare, prima ancora che percorrerle, le vie della ricostruzione. Anche la corruzione
sta facendo la sua parte”.
In base ai dati forniti dal comune dell’Aquila
sono stati 11.825 gli interventi di ripristino conclusi sugli oltre 22.000 previsti.
Sono più di 18.000 le persone che vivono ancora in alloggi provvisori, tra cui 12
mila nelle “new town”. Luoghi dove il tessuto sociale presenta diverse problematiche.
Antonella Mammarella, insegnante in una scuola primaria dell'Aquila:
“Questi
sono posti dove non ci sono negozi, non ci sono farmacie, non ci sono spazi per incontrarsi.
Sono luoghi dormitorio, totalmente anonimi, perché appunto non offrono altri spazi,
altri servizi. Si crea, quindi, questa situazione nella città, che ci fa vivere il
centro commerciale come l’unico luogo dove ci si possa ritrovare”.
L’Unione
Europea ha stanziato quasi 494 milioni di euro per la ricostruzione dell’Aquila ma,
secondo un recente rapporto della Commissione di controllo del bilancio, la maggior
parte dei fondi è finita in mano alla criminalità organizzata attraverso appalti gonfiati
e tangenti.